
Vicky Piria: a tu per tu con l’italiana della W Series
Intervista esclusiva con Vicky Piria, la giovane promessa in rosa, portacolori dell’Italia nel Campionato W Series. Ecco perchè ha scelto di vivere la sua vita a 300 Km/h.
Giovane, bella, simpatica, determinata e dal piede pesante: questi gli aggettivi che meglio potrebbero descrivere Vittoria (Vicky) Piria, la donna-pilota, classe 1993 che quest’anno partecipa al Campionato tutto al femminile della W Series, a bordo di una monoposto Formula 3 Tatuus. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lei in esclusiva, proprio alla vigilia della seconda gara di campionato della serie, in programma a Zolder, in Belgio, il weekend del 17 e 18 maggio.
La sua prima volta
Vicky è nata per le corse, lo abbiamo capito già dai primi istanti della nostra conversazione. Ha iniziato da piccolissima, un po’ anche per gioco, per dimostrare al padre, quando portava in pista suo fratello minore a girare con i kart, che lei poteva essere la più veloce tra i due.
Una sfida in famiglia che fin dalla prima uscita l’ha fatta innamorare di questo sport e che l’ha portata a suo tempo a fare una scelta: se continuare con l’equitazione, attività che praticava già prima di iniziare su circuito, sostenuta dalla madre, o se preferire il go-kart: decisione che non si è fatta attendere molto e che l’ha portata dove la vediamo oggi, per l’invidia di molti di maschietti e non solo.
“La prima volta che scesi in pista andai subito a sbattere alla prima curva: avevo le gomme fredde, slick e nessuno mi aveva spiegato che avrei dovuto scardarle. La seconda volta andò decisamente meglio e mi innamorai di questo sport, riuscendo anche a prendere un po’ di ritmo e a godermi l’esperienza.”
Ma ecco che iniziamo a parlare un po’ di auto e la nostra intervista prende realmente forma. Partiamo con qualche domanda su questo mondo che con Vicky ci accomuna per passione.
DIA: “Fino ad ora nella tua carriera hai già provato diverse vetture, tra cui anche la Formula Renault 2.0, Formula Abarth, Gp3…ma qual è l’auto che ti è piaciuta di più a livello di feeling?”
Vicky Piria: “La macchina che ad oggi posso dire mi ha dato di più a livello di sensazioni e che mi è piaciuta guidare più di tutte è stata la Formula 3 Dallara, che utilizzavo nel 2013 nel campionato europeo. Dalla prima volta che l’ho provata l’ho sentita cucita addosso. Normalmente noi piloti dobbiamo adattarci all’auto che guidiamo, invece in quel caso non ne avevo bisogno: corrispondeva proprio al mio stile di guida!
Devo dire che le vetture sono molto cambiate nel corso del tempo: in W Series guido una F3 Tatuus, una monoposto che pesa ben 100 kg in più di quanto fossi abituata in passato, con un motore turbo da 270 cavalli che tecnicamente può dare davvero tanto e va molto forte, ma che rappresenta il mezzo che perdona meno errori che io abbia mai guidato!”
DIA: “Il più grande traguardo che ti senti di aver raggiunto finora?”
VP: “In questo momento sto correndo in monoposto, sono pagata per farlo e quindi credo che questo sia già un grandissimo traguardo; se pensiamo che le uniche persone che corrono su auto del genere e che vengono pagate ad oggi, sono in Formula 1 ed in Formula E, direi che è davvero un ottimo risultato.”
DIA: “La più grande difficoltà che hai riscontrato nel mondo del motorsport?”
VP: “Non riuscire ad avere il giusto sussidio che mi permettesse di stare quanto più possibile in pista: il mio problema è sempre stato l’arrivare a fare gare, senza prove e test, un po’ all’ultimo diciamo, quindi la più grossa difficoltà è stata quella di riuscire ad essere competitiva nonostante non avessi la preparazione di cui avevo bisogno.”
DIA: “Esiste secondo te questo “gender gap”, questa differenza uomo-donna quando si tratta di performance in pista?
“Credo che la questione sia molto soggettiva e non possa valere per tutte le donne, così come credo non riguardi solo il genere femminile: ci sono anche uomini che non sarebbero in grado di sostenere la pesantezza del volante o delle forze laterali. Ad ogni modo, con la giusta preparazione atletica, le donne possono arrivare ovunque!
La prima volta che mi sono calata nell’abitacolo della F3 Tatuus della W Series per esempio, al settimo giro non ero più in grado di girare il volante, ma dopo essermi allenata, aver compreso come e su dove lavorare a livello fisico, la situazione è totalmente cambiata. Se prima la posizione di guida prevedeva un allenamento più specifico per schiena e petto, ora si deve lavorare più di spalle…
Sono assolutamente convinta che siano possibili competizioni in cui uomini e donne gareggino insieme; non si può generalizzare perché ogni caso è soggettivo: io ad esempio non ho mai allenato il collo e non ho mai avuto problemi, come invece è successo a qualche mio compagno di squadra”.
DIA: “Sulla questione W Series, pensi possa essere una formula “di passaggio”, utile alle donne per arrivare più in alto?
“Ai tempi del kart non pensavo di poter arrivare a correre in monoposto un giorno, semplicemente perché non c’erano esempi che mi facessero pensare ad una strada da seguire. Potessi tornare indietro, magari a quando avevo 13 anni e guardassi al mondo del motorsport, così come è oggi, con una prospettiva W Series… potrei vederla come un obiettivo, un’opportunità.”
DIA: “A chi si ispira Vicky Piria nel mondo del motorsport?”
VP: “Prendo spunto un po’ da tutti a dire il vero, parlando di F1 penso alla perseveranza di Valtteri Bottas contro il suo campagna di squadra Lewis Hamilton, al talento puro di Charles Leclerc che riesce a combaciare con un mondo più grande di lui, nonché alla sicurezza di sé di Max Verstappen e alla capacità dello stesso Hamilton di essere sempre rapido e veloce, riuscendo comunque a godersi la sua vita”.
Il porta fortuna di Vicky Piria
E quanti di voi sanno perché ha scelto l’11 come numero di gara? L’11 è per lei un numero “fantasma” che la “perseguita” dai tempi del kart, è nata l’11/11, ha compiuto 18 anni l’11/11/11, persino in aereo se le capita che le venga assegnato il posto 11 A, si stracarica: è un numero che le dà vibrazioni positive. Dove la vedremo in futuro? Glielo abbiamo chiesto direttamente e non ha voluto sbilanciarsi molto. Scaramanzia?! Di certo farà parlare di sé, ne siamo convinte.