
Le auto sono un pieno di emozioni!
Il primo di tre articoli scritti da voi, che avete partecipato al contest #donneinautoperungiorno. Prima di tutto grazie per aver aderito a questa iniziativa, per esservi messi in gioco, per aver osato. Questo è esattamente lo spirito di Donne in Auto: andare oltre la propria “comfort zone”, prendere il coraggio a due mani e buttarsi! Grazie.
Questo è l’ultimo articolo che ci è arrivato ma ci ha colpito per la sua passione e abbiamo voluto premiarlo proprio per questo. In un momento in cui le macchine sono tanto bistrattate, ci piace sapere che ci sono persone come Linda, che si emozionano per quello che un’auto sa trasmettere. Buona lettura!
Le auto sono un motore, un volante, quattro ruote e un sedile… no, le auto sono un pieno di emozioni.
Mi infilo un paio di scarpe, scendo le scale, sento il tintinnio delle chiavi che tengo strette in mano, e il suono dei miei passi veloci sugli scalini. Poi il “tic” del tasto che apre le porte del mio piccolo paradiso. La clèr del garage si alza lentamente, sferragliando un poco. Ed eccola lì, silenziosa, la mia piccolina. “Ciao bella!”, sussurro sfiorandole il cofano, fino ad arrivare alla coda, una carezza e uno sguardo per controllare che tutto sia in ordine. Mi fermo davanti a lei, guadandola nei fari. Chissà se anche lei mi stava aspettando, chissà se anche lei non vede l’ora di uscire a fare un giretto. Beh, non so lei, ma io non sto più nella pelle. Giro la chiave nella serratura e al suono della portiera, “cla- clack”, il sorriso sul mio volto si fa sempre più luminoso. Il profumo dell’abitacolo mi avvolge mentre mi siedo dietro al volante e richiudo la portiera. È un profumo inconfondibile, ed è così da sempre, fin da quando il nonno mi portava a spasso in quello che allora mi sembrava un gigante nero; “andiamo a fare il giro della piazza?” mi chiedeva, ed io mi fiondavo sui sedili posteriori, con quella felicità innocente che solo i bambini hanno.
Faccio un bel respiro profondo, prima di iniziare questa sorta di rito dell’accensione: inserisco la chiave, tiro l’aria, giro la chiave. E lei respira, la mia piccola Alfa Romeo GTV respira, ruggisce, come se volesse dirmi “Finalmente! Bentornata Linda!”. I nostri cuori sembrano battere all’unisono. Ancora un paio di ruggiti prima di inserire la retro, rapida controllata agli specchietti e si esce dal garage. La luce del sole che comincia a filtrare dal lunotto posteriore fa intravedere granelli di polvere che svolazzano nell’abitacolo. Ci fermiamo un attimo nel cortile, metto in folle, e aspetto che i giri del motore si assestino, prima di cominciare pian piano a chiudere la valvola dell’aria. Coccolata dalle vibrazioni e dalle note del motore, allaccio la cintura di sicurezza, “tlack” e accendo i fari girando la levettina a sinistra del volante. Davanti a noi, il cancello automatico inizia ad aprirsi. It’s time to roll, baby! Inserisco la prima, ci avviamo verso l’uscita: la strada è libera, via che si va!
Seconda inserita; piano, mooolto piano perché la mia piccola ha una certa età (classe 1981, gli anni iniziano a farsi sentire, anche per le star) e poi perché, come un po’ tutte le Alfa dei bei tempi andati, le grattate alla seconda marcia sono un must, ci vuole pazienza e un pizzico di tecnica! Usciamo dal paese, è una bella giornata di sole, l’aria primaverile delle campagne della bassa bresciana bussa ai finestrini e non lasciarla entrare sarebbe un vero peccato. Con una giornata così, i capelli un poco al vento, qualcuno direbbe “beh, ti manca solo la radio accesa con qualche bella canzone ‘all’italiana’!”A dire il vero, la musica all’italiana è già accesa, questo motore suona come un violino…il violino di Arese!
Arriviamo al paese successivo, ci fermiamo al semaforo, all’attraversamento pedonale, poi a far benzina. “Non passi mai inosservata eh, piccola GTV?”. Si girano tutti a guardare quest’auto dalle linee da fuoriclasse, nessuno resiste al suo fascino, adulti, bambini, proprio nessuno! Eye-catcher, direbbero gli inglesi; tutti interrompono ciò che stan facendo e ci seguono con lo sguardo. Sarà per via del sound, oggi non siamo più abituati a sentire motori suonare così, a meno che non siano quelli di un’auto di grossa cilindrata. “Pensa, piccola mia, se montassi pure il V6, ribalteremmo la piazza!” penso ridendo.
Ci dirigiamo ora verso il nostro posto preferito, la nostra seconda casa, l’Autodromo. No, non la porto in pista, non è posto per una Signora come lei. Però ci piace stare in mezzo ad altri appassionati, sentire opinioni, scambiarsi consigli, raccontarsi avventure, anche con gente sconosciuta. È uno dei nostri passatempi preferiti. E poi, perché no, è il momento e il luogo perfetto per farsi scattare qualche foto in stile racing. Non faccio in tempo a pensare a quale angolo fotografare, che ci si presenta davanti un gruppo di ragazzini, attirati forse dalla Subaru di fianco a noi, armati di macchine fotografiche, oserei dire semi-professionali. Questi car-spotters sono ovunque ormai! Mentre gli altri sono intenti a ritrarre la Subi, uno di loro si gira verso di noi e fa qualche scatto, “ohi raga, ma avete visto questa? Sembra quella del video di Cironi!” (Davide Cironi, per chi non lo conoscesse, fa test drive di auto di una certa levatura e con uno stile tutto suo). Fingo di essere lì per caso, tanto nessuno se lo immagina mai che quella è la mia auto. Gli altri ragazzini si avvicinano, parlottano tra loro, il più curioso cerca di guardare all’interno dell’auto, al ché non resisto e intervengo “è aperta – dico – la portiera è aperta se vuoi vedere gli interni”. Il ragazzo alza lo sguardo verso di me e il suo sorriso dice tutto. Apre la portiera e con un timido gesto mi chiede se può anche sedersi, permesso accordato ovviamente. Sento i “click” veloci della sua macchina fotografica. “Quella del video di Cironi – gli spiego – è la versione V6, questa invece ha quattro cilindri in linea, un poco più addomesticata.” Nel frattempo, si avvicinano anche due signori, sulla settantina, e uno di loro esclama “No, non ci credo! È uguale alla mia vecchia Alfa! Ma la mia aveva gli interni neri! È bella eh – dice rivolgendosi a me – mi sembra di risentirlo il rumore del suo motore! Ah, come la cantava bene!”. A questo punto, rivelo al ragazzino le chiavi che tengo in mano, lui subito esce dall’abitacolo e mi lascia spazio; mi siedo dietro al volante, intravedo la faccia un poco incredula dei due signori, e avvio il motore. I due applaudono addirittura!
Tra una chiacchierata e l’altra, si è fatta già l’ora di rientrare a casa. La luce del tramonto illumina i campi che ci circondano e fa scintillare la vernice nera della mia bella. L’aria si fa più fresca, il cielo si tinge di mille sfumature arancioni e rossastre, e io mi sento un po’ come in un film; mi sento sempre un po’ un’attrice famosa quando sono al volante della mia GTV, sarà per via di tutti quegli occhi che strabuzzano al suo passaggio.
Ed eccoci di nuovo in garage. Resto per un attimo a contemplare il volante in radica, in silenzio, pensando a quanto sono fortunata ad avere tra le mani qualcosa che, almeno per me, è più di un semplice mezzo di trasporto. È un contenitore di ricordi, di sensazioni, di emozioni, dal valore inestimabile, che non scambierei per nessuna cifra al mondo.
Dedicato a chi, come me, ha una passione smisurata per queste creature, ma anche a chi pensa che le auto servano solo a muovere le persone, ignorando che ci sono invece auto che smuovono l’anima. A voi, sì, posso assicurarvi che le auto sono un pieno di emozioni.
Linda Lecchi