Donne d’oriente, ma quale libertà…
03.07.2018 - in

Donne d’oriente, ma quale libertà…

Ci era piaciuta molto la storia. Una di quelle a lieto fine, che non avremmo maiaugurato di vivere a nessuno, ma dove poi in fondo il bene sconfigge il male, e laBella, anche se non toglie il velo, perlomeno può prendere le chiavi e cambiare quartiere quando l’aria si fa troppo pesante. Ecco era questo che ci era piaciuto: il senso di libertà. Prima di sapere che l’abolizione del divieto di guida per le donne era solo una burla. La loro condizione in auto non è migliorata affatto. Anzi.

Donne al volante? Sì, ma a patto che il marito sia concorde e… salga a bordo: se qualcuno ha pensato al binomio auto = libertà, dunque, no, non cambia assolutamente nulla, se non che ora a guidare è anche lei… fino all’arrivo dell’auto autonoma, certo, e ovviamente solo nei casi in cui davanti non c’è lo chauffer… siamo negli Emirati! In questi paesi, causa religione, da sempre le donne non possono colloquiare con uomini sconosciuti alla famiglia. E questo vale anche nel momento in cui si è al volante e si è soggetti a controllo di patente e libretto. Da qui l’indispensabile presenza del marito per interloquire con il pubblico ufficiale. Bella “truffa”… vero? Non finisce qui.

È stata una grande battaglia per loro. E potevano comunque dirla vinta il 24 giugno, quando sventolando la patente per la prima volta, tante sono salite su turbo car di ogni tipo… ma qualcosa non ha funzionato a puntino, tanto che la domenica – il 27, proprio a ridosso dell’abolizione del divieto – l’ALQST, che si occupa delle violazioni dei diritti umani in Arabia Saudita, pubblicava la notizia: Hatoon al-Fassi, professoressa universitaria alla King Saud University nonché attivista per i diritti delle donne (dalla fine del divieto di guida al diritto di voto…) era stata arrestata. E non solo lei: una vera e propria ondata repressiva scatenata dal governo ha visto 17 attiviste per i diritti femminili in prigione per”tradimento della Patria”. L’accusa? Quella di avere contatti sospetti con ambasciate straniere. Nove di loro sono tuttora in carcere.

“L’Arabia Saudita è stata applaudita per la modernizzazione avviata dal principe Mohammed Bin Salman, e per la fine del divieto di guida per le donne – si legge dal comunicato stampa di condanna con richiesta di scarcerazione, inviato dall’Alto Commissariato per i diritti umani dell’Onu – ma questi arresti ai danni di donne attiviste messi in atto in tutto il Paese sono estremamente preoccupanti e probabilmente mostrano il vero volto dell’Arabia Saudita per quanto riguarda i diritti delle donne”.

araba al volante

Dunque, da un lato troviamo innovazioni, portate avanti dal principe per dare una scossa all’economia e alla cultura del paese, ma dall’altro lato una forte stretta repressiva, pronta a ribadire – se a qualcuno fosse sfuggito – i diritti femminilicome moneta rara, di difficile contrattazione.

Un ultimo esempio alle cronache è quello del Libano. Le donne che girano con il velo qui sono molto meno e già da tempo guidano e lavorano, ma allo stesso modo la considerazione del genere rimane di poco valore.

Lo scorso anno si è potuto parlare di evoluzione e passi avanti con la decisione del governo di cancellare l’articolo 522  (che garantisce l’immunità ad uno stupratore che sposa la sua vittima) ora le ultime novità arrivano da Brummana – piccola città del Libano, a est di Beirut: molte studentesse universitarie in occasione delle vacanze entreranno a far parte della polizia cittadina, gestendo il traffico urbano. Segni particolari? La loro divisa: shorts e cappello.

Il sindaco Pierre Achkar, intenzionato a cambiare l’immagine che il Paese ha in Occidente, mette sotto i riflettori le nuove poliziotte affermando al quotidiano Annahar: “Sappiamo che il Libano ha una reputazione negativa in Occidente, che non incoraggia il turismo. Con questa iniziativa vogliamo dimostrare che quest’immagine è sbagliata e provare a cambiarla».

Cambiarla con abiti succinti, che nulla hanno a che vedere con la funzione autorevole del ruolo? Viene da chiedere. Sembra più un tentativo di avere “attrazioni” su strada, pronte ad essere fischiate e acclamate milioni di volte durante il giorno dagli automobilisti. Ultima battuta del sindaco: «I pantaloncini sono normali in un Paese del Mediterraneo e il nostro non potrebbe essere un Paese più mediterraneo».

Ancora un’occasione mancata per mostrare la stoffa d’oriente. Peccato. Qui le donne sono diventate una forza già da un po’. Dai, provateci ancora.