
Diesel Euro 6: quali sono le differenze e come scegliere
I diesel Euro 6 non sono tutti uguali: “nascondono” altre cinque sottoclassi che è bene conoscere prima di procedere all’acquisto di una nuova auto diesel.
Crollo delle vendite del diesel: perché
Il 2018 è stato l’anno del crollo delle vendite di diesel: nell’ultimo trimestre dell’anno è stata registrata una flessione del 23% rispetto lo stesso periodo dell’anno precedente a causa delle politiche ambientali dei vari capoluoghi italiani: hanno sancito una serie di blocchi alla circolazione progressivi dal 2019 fino al 2030.
Nei centri città, bannati, infatti, i diesel che vanno dall’Euro 3 al più recente Euro 6. Un risultato ottenuto dalle pressioni dell’UE, che dopo una lunga negoziazione, ha infine raggiunto anche un’ulteriore riduzione di CO2 del 37,5% entro il 2030, rispetto a quei 95 g/km decisi per il 2021.
Quanti sono i diesel Euro 6 e cosa cambia tra Euro 6d ed Euro6d-temp
Gli Euro 6 sono le classificazioni arrivate subito prima dello scandalo del Dieselgate, il che ha determinato un’applicazione dei test sulle emissioni sempre più rigidi e realistici per tutte le sottoclassi dell’Euro 6: Euro 6a, Euro 6b, Euro 6c, Euro 6d e Euro 6d-temp.
Cosa cambia, quindi, da Euro 6a rispetto a Euro 6d-temp? Parlando di consumi, non ci sono sostanziali differenze, mentre a livello di emissioni inquinanti, cambia parecchio: grazie al nuovo ciclo di omologazione WLTP entrato in vigore il 1° settembre scorso, i diesel Euro 6d-temp e a seguire i futuri 6d, sono soggetti a controlli più realistici, con test su strada (chiamati RDE, Real Driving Emissions) che misurano le emissioni prendendo in considerazione molteplici variabili, come il clima, le condizioni della strada e il traffico.
Acquisto di auto diesel: gli errori da non fare
A seguito di tutte queste rivoluzioni – e cali di vendite – i concessionari hanno elargito sconti e promozioni su tutti i diesel, a prescindere dalla classe ambientale di riferimento. Ovviamente non tutto è oro quel che luccica in vetrina: pur essendo spesso offerte allettanti, attenzione a non cadere in acquisti di cui poi potreste pentirvi.
Acquistare omologazioni vetuste che potrebbero poi farvi rimanere fuori città, o comunque far crollare il valore dell’auto già appena usciti dalla concessionaria, potrebbe non essere così conveniente alla fine: valutare bene tutti gli elementi in fase di acquisto.
Per chi sceglie auto diesel nuove sarebbe bene tenersi su quelle più recenti, come Euro 6c o, meglio ancora, Euro 6d-temp, già sul mercato da diversi mesi. Se si sceglie un’auto usata – avendo già valutato tutta la convenienza del caso – sarà bene controllare che la classe sia certificata anche sul libretto di circolazione.
Perché scegliere una classe di ultima omologazione?
Bisogna scegliere una classe di ultima omologazione non solo se riteniamo importante l’aspetto ecologico – un diesel Euro 6d-temp assicura un migliore impatto ambientale, a fronte di un Euro 5, 4 o peggio ancora Euro 3 – ma anche per evitare che l’auto, nel giro di un anno, diventi “vittima” di stringenti blocchi alla circolazione sui quali comunque è consigliato tenersi sempre aggiornati.
Basti sapere che, nei comuni con più di 30 mila abitanti che fanno parte dell’area padana, gli Euro 3 sono già “banditi”, mentre gli Euro 4 lo saranno dal 2020 e dal 2025 toccherà agli Euro 5. A Milano, nel 2025, saranno già escluse dall’Area B anche gli Euro 6c e dal 2030 gli Euro 6d-temp e d.
Sta a voi poi, ovviamente, pensare a quanto tenere con voi la vettura prima di venderla o rottamarla…