
Carrara 4X4 fest, le donne amano i suv!
Siamo state al 4×4 fest insieme ad altre giurate del WWCOTY (Women’s World Car of the Year) per un confronto al femminile nel mondo della trazione integrale. Le donne amano sempre più guidare i suv? Si! Ecco perchè.
La 19esima edizione del 4×4 fest ha chiuso i battenti. Quest’anno gli addetti ai lavori hanno contato oltre 30.000 visite. Per tante donne è stata la possibilità di salire alla ribalta una volta per tutte. Tanti i progetti al femminile sotto i riflettori: da Rosa Integrale, alla Dakar 2020 che il prossimo anno si svolgerà in Arabia Saudita, dove è caduto recentemente il divieto di guida alle donne sono già 15 le pilote iscritte.
In tutto questo fervore, anche noi del Women’s world Car Of The Year non potevamo mancare. Alle donne piace guidare, anche 4×4, e questo in tutto il mondo.
“Le abitudini sono completamente cambiate nel giro di un ventennio – commenta Charleen Clarke, giurata del Sud Africa – In alcuni paesi, gli acquisti femminili stanno crescendo due volte più velocemente rispetto a quelli maschili, arrivatando a livelli record nel Regno Unito:11,8 milioni di immatricolazioni nel 2017. Non solo. Un recente studio condotto in UK ha rivelato che le donne hanno maggiori probabilità di guidare suv 4×4 mentre cercano di combinare il lavoro con gli impegni familiari. Diversamente, le berline familiari sono scomparse dai 10 modelli più venduti. La vita delle famiglie, del resto, è diventa sempre più complessa, con due genitori che lavorano e figli che hanno bisogno di essere lasciati a scuola: sembra che le mamme che svolgono più compiti abbiano bisogno di un veicolo adatto sia al lavoro che alla vita familiare, e spesso questo veicolo è un 4×4. Come membri della giuria della Women’s World Car of the Year, rappresentiamo queste donne, e abbiamo il compito di trovare per loro le migliori auto che vengono prodotte”.
Negli Stati Uniti una ricerca di Cars.com evidenzia che le donne influenzano più dell’85% gli acquisti auto con un’inversione di marcia: loro guidano sempre più 4×4 mentre gli uomini sono propensi a vetture più sportive.
In Germania il boom dei SUV è in crescita attestandosi a poco meno di un milione e le donne soprattutto ne sono entusiaste per la sensazione di sicurezza e superiorità conferite dalla seduta e dalla migliore visione del traffico, senza dimenticare la trazione integrale.
- photos by solveig grewe
In Portogallo, ogni tre auto vendute almeno una è un SUV; in Spagna i SUV coprono oltre il 43% del mercato ed è dimostrato che anche qui le donne influenzano la decisione di acquisto di un mezzo nell’80% dei casi: la società comincia a tenerne conto.
“Non è raro, se ci pensate, del resto, che le donne siano relegate in un settore in cui sono state protagoniste sin dall’inizio – commenta Marta Garcia, giurata della Spagna – Chi è stato il primo pilota della storia? Una donna. Bertha Benz, moglie dell’inventore dell’auto, Karl Benz. Fu lei nel 1888, che fece un viaggio per la prima volta tra l’altro di 194 km. E in che anno una donna ha ottenuto la prima patente di guida della storia? Nel 1898, appena dieci anni dopo. Fu Anne d’Uzes a prendere la prima patente di guida nel mondo. E qualcuno sa quando le donne hanno iniziato a guidare i taxi nel Regno Unito? Nel 1901, all’inizio del ventesimo secolo. Probabilmente pochi ricordano pure che sempre una donna, Michèle Mouton, vinse la 24 ore di La Mans nel 1975 e che Jutta Kleinschmidt vinse la Dakar nel 2001 sconfiggendo potenti rivali. Fu lei a far salire la febbre per il fuoristrada che si è scatenata da allora: le donne amano il 4×4. E il nostro premio nel 2018, conferito alla Volvo Xc40, ne è una dimostrazione”.
Volvo la considera l’auto più sicura della sua categoria. Ma per la Xc40 è stato un lungo percorso, partito dal 1959 con l’invenzione delle cinture di sicurezza a tre punti. La nostra Monica Secondino, intervenuta all’evento, ha avuto modo di raccontare come il marchio sia stato in grado di affrontare il gender gap esistente per tanti anni nel mondo dei crash test che utilizzava esclusivamente manichini maschili.
“Volvo ha raccolto i dati degli incidenti degli ultimi 40 anni e ha creato una biblioteca digitale di 44.000 casi che ha messo a disposizione di tutto il settore: è lì che si è accorta che doveva intervenire. I manichini che venivano utilizzati per i crash test erano fatti ad immagine e somiglianza di un uomo americano mediamente alto e con una comformazione standard. Le donne hanno differenze di muscolatura, di conformazione ossea e anche di grandezza che le portano ad occupare il posto guida in modo diverso. Ecco quindi che, in caso di incidente avevano il 47% in più di probabilità in più di riportare lesioni gravi, il 71% di riportare lesioni lievi e il 17% di avere incidenti mortali. Volvo ha iniziato I test con manichini femminili nel 1995 con l’unico modello femminile disponibile, sviluppando nel 2001 una versione specifica per lo studio degli impatti laterali. Nel 2001 ha poi creato Linda, il primo dummy virtuale di donna incinta. Dietro Linda c’è Lotta Jakobsson, ingegnere responsabile della sicurezza in Volvo e il suo team, ecco quindi che poi l’XC40, l’ultima arrivata, diventa una buona sintesi di innovazione e sicurezza”.
L’auto non è stata premiata dal WWCOTY solo per questo ovviamente. I criteri di voto sono molto semplici e si basano sugli stessi principi che guidano ogni automobilista nella scelta in concessionaria. Non si tratta di una “macchina da donna”.
“Al momento del voto prendiamo in considerazione anche aspetti come la qualità, il prezzo, il design, la facilità di guida, i benefici e l’impatto ambientale – commenta Solveig Grewe, dalla Germania – L’industria automobilistica mondiale ad oggi non può che comprendere il potere e l’influenza delle donne nelle decisioni di acquisto. I giudici del Women’s World Car of the Year ricevono le auto in prova, guidano anteprime quotidianamente e sono invitate alle conferenze stampa dei lanci internazionali perché se ne intendono. Questo per dire: la nostra voce conta“.
E anche i saloni dell’auto se ne stanno accorgendo: non siamo più solo standiste.