Arese, culla delle glorie Alfa Romeo
07.04.2017 - in

Arese, culla delle glorie Alfa Romeo

Era il 1963 quando veniva inaugurato lo stabilimento produttivo Alfa Romeo di Arese. Una catena produttiva che da un pezzo di lamiera produceva un’auto ogni due minuti, un vero record per l’epoca. Un’epoca di cui ancor oggi parliamo e ci lasciamo suggestionare: è la storia di Alfa Romeo.

Alfa Romeo, dal Portello ad Arese

Al principio, le auto Alfa Romeo venivano costruite al Portello, uno stabilimento produttivo costruito nel 1909 che nel 1914 aveva raggiunto la capacità produttiva di 350 auto l’anno. Proprio nel 1914, però, la produzione venne mutata in trattori e proiettili, equipaggiamenti necessari durante la prima guerra mondiale. Poi, al termine della Grande Guerra, arrivarono i 20 anni d’Oro di Alfa Romeo finché, con lo scoppio della seconda guerra mondiale, il Portello venne ridotto a macerie.

Abbiamo scovato in un archivio dell’Alfa Club Milano un video del 1966 nel quale viene raccontata la storia della costruzione dello stabilimento di Arese e del perché Alfa Romeo ha fatto lezione a tante altre case automobilistiche!

Tra le difficoltà del periodo post guerra, Alfa Romeo riprese la produzione di auto, dando alla luce Giulietta, un’auto che riscosse grande successo, per cui lo spazio angustio del Portello non era più sufficiente per rispondere alla domanda di mercato. Perciò, si decise di spostare la produzione a 14 km da Milano, in una paese chiamato Arese.

Lo stabilimento produttivo di Arese

Negli anni cinquanta Arese era un piccolo paese nel quale vivevano poche centinaia di persone e grazie alla decisione di Alfa Romeo di aprire questo polo produttivo la popolazione passò da circa tre mila nel 1960 a quasi cinque mila abitanti nel 1970, triplicandosi ulteriormente nel decennio successivo, ottenendo nel 1985 il titolo di città. Oggi Arese conta circa diciannovemila persone.

In un terreno di 135 ettari e 1350 mila di metri quadrati, sorgeva lo stabilimento produttivo di Arese.

Arese copriva una superficie grande cinque volte il Portello

Stiamo parlando di un territorio così ampio da interessare quattro comuni: Arese, Lainate, Garbagnate Milanese e Rho. Inoltre, stiamo parlando di una posizione strategica grazie alla vicinanza con l’autostrada dei Laghi e l’Aeroporto di Milano-Malpensa.

I sei edifici erano collegati tra loro da corridoi pensili per consentire il passaggio al coperto da uno stabilimento all’altro ed erano suddivisi in:

  • mense, uffici, assistenza sociale e sanitari e servizi di sicurezza dello stabilimento. Un edificio che ricopriva una superficie di 22 mila metri quadrati;
  • centrale termoelettrica, la cucina per alimentare gli stabilimenti. Qui l’acqua veniva trasformata in vapore per poi diventare elettricità, aria compressa o acqua calda;
  • stampaggio e assemblaggio. Qui i pezzi s’incontrano e diventano telaio. Ricopriva una superficie di 60 mila metri quadrati;
  • verniciatura, un reparto di 30 mila metri quadrati;
  • montaggio e vestizione. Reparto di 63 mila metri quadrati;
  • magazzino prodotti finiti. Fu il primo edificio a giungere a conclusione per dare sollievo al Portello ed ospitare fino a 1600 auto finite e pronte per raggiungere i clienti in attesa!

Inoltre, erano previsti edifici per le lavorazioni meccaniche, al principio rimasta al Portello. Infatti, la meccanica è stata l’ultima a essere trasferita ad Arese e per vedere i primi motori di Arese si dovette aspettare il 1973. Questa differenza la possiamo notare sull’Alfetta, la prima serie del 1972 monta ancora il motore uguale in tutto e per tutto alla 1750 ma con la potenza portata da 114 cv a 122 cv.

Come nasceva un’auto?

I reparti atti alla produzione inizialmente erano tre, come visto nel video, mi ricorda tanto la nascita di una creatura, delicata e curata. Vediamo quindi come nascevano le auto di Alfa Romeo nello stabilimento di Arese:

  • Stampaggio e assemblaggio. Questo era il primo reparto, il quale era armato con gli impianti più complessi e costosi della produzione. È davvero suggestivo pensare che qui viene preso un pezzo di lamiera e con un colpo di maglio viene “timbrato” il tetto di un’auto e, con la stessa cadenza di uno ogni due minuti, dalla catena produttiva, un’auto esca sulle proprie ruote. Da una galleria pensile le scocche passano al secondo reparto;
  • Verniciatura. A questo punto, è il momento per le scocche di fare una doccia. Poi passano al bagno nell’antiruggine per poi prepararsi alla tinta! In ultimo, asciugatura e lucidatura. E, adesso che le Alfa Romeo hanno fatto il trucco e parrucco, è il momento della fase finale…
  • Vestizione, terzo ed ultimo reparto. Qui gli operai salgono a bordo delle auto e le dotano di cavi, sedili. vetri, tergicristalli, specchietti, orologi e tutti i comfort che si trovavano a bordo. Poi si passa alle parti meccaniche, sospensioni, frasi e, in ultimo, il cuore pulsante della auto: il motore!

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Al termine di questo percorso, ecco la fase alla quale io e Monica ci saremmo candidate: il collaudo composto da tre fasi:

  • impermeabilità testata sotto alla cascata;
  • corsa da fermo, le auto venivano posizionate sul tappeto e fatte correre fino a 110, 130 e 150 km/h;
  • collaudo in condizioni reali. In questa fase i collaudatori testavano le auto in condizioni reali sulla pista di prova di Arese.

Le auto prodotte ad Arese

In questa fabbriche sono nate numerose auto che hanno reso Alfa Romeo un brand famoso in tutto il mondo.  La prima auto realizzata interamente ad Arese fu la Giulia GT sprint, a cui hanno fatto seguito la 1750, 2000, l’Alfetta, l’Alfetta GT, la nuova Giulietta, Alfa 6, 90, 75, 164, Alfa Romeo GTV e Alfa Romeo Spider (quest’ultime fino a dicembre 2000 poi la produzione venne trasferita alla Pininfarina). Oltre a queste auto di casa Alfa Romeo, uscirono dalla catena produttiva anche Autobianchi Y10, Fiat 600 elettrica e Fiat Multipla a Metano.

Allo stabilimento di Arese con Alfa Romeo Giulietta

Accompagnata da un’Alfa Romeo Giulietta 2000 ho visitato quel che resta di questo luogo che ancora è in grado di suscitare emozioni con il sottofondo dei racconti di chi questi luoghi li ha vissuti negli anni d’oro.

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Vetri rotti, porte aperte, locali vuoti, cavi che pendono dal tetto e infiltrazioni non riescono a rendere muto questo luogo. Mi sono lasciata trasportare dai racconti e, nonostante sia difficile per lo stato attuale, sono tornata indietro negli anni, immaginandomi migliaia di operai arrivare al mattino per prendere servizio e recarsi dapprima nel seminterrato, dove si trovavano gli spogliatoi e poi, per la pausa pranzo, nei locali mensa. Qui c’era la cucina, la macelleria e i tavoli dove gli operai Alfa Romeo trascorrevano la loro pausa pranzo.

Lunghi corridoi pieni di storia e dei quali oggi rimane solo un silenzio assordante…

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Poi cosa accadde?

Alfa Romeo faceva parte dell’IRI (Istituto per la Ricostruzione Industriale) quindi veniva fatto ricerca e sviluppo un po’ per tutto, dalle auto fino alle macchine sperimentali per il mantenimento attivo dello stabilimento, pensate che nel 1976 venivano prodotti 14 milioni di kilowattora. Dal 1986, però, le cose iniziarono a cambiare perché Fiat acquisì Alfa Romeo e i dipendenti dell’impianto iniziarono a calare a 16.000 per poi giungere a 6.000 per la procedura di risanamento aziendale in cassa integrazione guadagni.

Sono state diverse le motivazioni per la chiusura dello stabilimento, tra cui le richieste di FCA. Gli standard produttivi di Fiat prevedevano che lo stabilimento produttivo dovesse produrre 1000 auto, ma Arese riusciva a raggiungere le 750 auto a causa della capacità della divisione verniciatura. Furono necessari dei lavori di miglioramento del sito produttivo e si riuscirono a creare le condizioni tecniche per l’ampliamento della capacità, come richiesto da Fiat. A quel punto, però, insorsero problemi con il Comune e i cittadini che intralciarono l’ampliamento. Alla fine, è stato preferito il polo di Mirafiori a quello di Arese.

Così, nel 1989 ebbe inizio la fase di riduzione dell’attività produttiva che culminerò nel 2002 con la vendita dello stabilimento a AIG, compagnia assicurativa per la gestione delle proprietà immobiliari.

Un luogo che ha fatto la storia dell’automobilistico. Magari in un’altra nazione l’avrebbero trasformato in un museo o in un luogo di pellegrinaggio. A me piace ricordarlo non solo perchè ha dato vita ad automobili italiane apprezzate ovunque, ma perché quelle auto sono state compagne di imprese di uomini coraggiosi. Piloti come Campari, Sivocci, Ascari, Borzacchini, Fagioli, Farina, Nuvolari e Fangio, i quali partivano sui circuiti verso la vittoria mettendo in pericolo la loro stessa vita e ancora siamo in grado di emozionarci a leggere della vittorie di sportivi di tutto il mondo a bordo di auto del Biscione!