
La Route des Grandes Alpes con un infaticabile Giaguaro
Quasi 700 km per una strada che parte da Thonon les Bains e arriva a Mentone, dalla montagna al mare, passando attraverso i paesaggi più diversi e le condizioni più difficili. Nostra compagna di viaggio una Jaguar F-Type che si è dimostrata perfetta in ogni condizione e non si è mai stancata, curva dopo curva, tornante dopo tornante, salita dopo discesa: un felino sempre pronto e reattivo, che ci ha protetto anche dalla neve e dalle intemperie. E noi? Sembra incredibile ma, dopo tanti chilometri e tante ore di guida non abbiamo mai sentito la stanchezza: ci ha accompagnato solo e sempre il desiderio della scoperta e del viaggio. Ecco com’è andata!
Day 1
Partiamo di buon’ora perché ci aspettano più di 300 km di curve e 5 passi alpini, che diventeranno sei.
La strada parte da Thonon les Bains, ma bisogna arrivare al Col de l’Iseran per trovare il primo vero passo alpino. Lungo la strada che lo raggiunge troverete il Lago di Chevril, nel comune di Tignes. Si tratta di un lago artificiale, creato con una diga costruita nel 1952. Merita una foto…come quella che abbiamo fatto noi!
Proseguendo si arriva a Val d’Isere, ridente e accogliente località sciistica, che però in settembre assomiglia a un paese fantasma: tutto chiuso e un silenzio tombale. Arriviamo quindi al Col de l’Iseran, che pensavamo essere il valico automobilistico più alto d’Europa e invece siamo rimaste fregate! Il primo è diventato il col della Bonette, alto “solo” 2715 m, ma hanno costruito una strada che arriva a 2.802 m: ci ripromettiamo di farla al più presto. Ma torniamo al Col de l’Iseran.
Inaugurato nel 1937, ha una pendenza che raggiunge picchi del 10%. Quando arriviamo il clima non è proprio dei migliori: a 2.770 metri ci sono 4° e l’unico rifugio che abbiamo è la nostra Jaguar F-Type, sulla quale risaliamo velocemente: direzione Col du Télégraphe. La strada attraversa il Parc de la Vanoise che è il primo parco nazionale francese, realizzato nel 1963 per tutelare lo stambecco. In questo parco ci sono più di 100 vette che superano i 3.000 metri. Si alternano larghe vallate e la strada scende dolcemente verso Modane. Strada facendo incontriamo il Col de la Madelaine, 1746 m, che non avevamo calcolato: il sesto colle, appunto! Proseguiamo verso il Col de Télégraphe ma per sbaglio entriamo nel paesino di Orelle, che sembra un presepe e la deviazione, anche se un errore, vale la pena. Abbiamo fatto tutto il percorso sotto una pioggia battente e inarrestabile, attraversando nuvole basse che hanno ridotto parecchio la nostra visibilità. Il tutto sempre in sicurezza, in modalità rain e sapendo che l’AWD della F-Type è affidabile e preciso, proprio come un felino. La strada che sale ai 1566 metri del Colle non ha tanti tornanti, si tratta più che altro di curve dolci, sembra quasi di danzare nelle nuvole, si diventa un tutt’uno con lo sterzo e i paddle al volante. Quello che ancora non vi abbiamo detto è che queste strade sono territorio privilegiato per le biciclette, infatti quando arriviamo sul Télégraphe, troviamo proprio una bici che sembra volersi buttare sul nostro giaguaro!
Superato anche questo ci dirigiamo verso il col du Galibier che non dista molto ma si sale parecchio. La strada è tortuosa e senza protezioni laterali, il clima continua a peggiorare e, quando arriviamo in cima, a 2.652 metri ci accoglie la neve e solo 2°!
Il pezzo di strada che segue è davvero critico, praticamente una tormenta di neve che viene sfidata solo da qualche mucca che, inaspettatamente, ci attraversa la strada, ma il nostro giaguaro è stato pronto a fermarsi senza farsi sorprendere.
Lungo la strada incontriamo anche il cartello che ci informa che stiamo passando al 45° parallelo e non possiamo non fermarci a fare una foto.
Attraversiamo quindi Briançon che è una cittadina francese con una storia ricchissima. Se avete tempo vale la pena fare un giro, anche perchè tutte le sue antiche fortificazioni fanno parte del patrimonio mondiale dell’UNESCO. Noi però proseguiamo che abbiamo ancora due passi da fare. Il primo che incontriamo, dopo una lunga serie di tornanti stretti e pendenti, è il Col de l’Izoard. Si trova a 2360 metri e anche questo è il Paradiso dei ciclisti, vi basti sapere che, nel bel mezzo di questo paesaggio lunare, in una piazzola panoramica affacciata sulla Casse Déserte (una zona molto rocciosa davvero caratteristica), ci sono due targhe fissate sulla roccia e dedicate a Fausto Coppi e Louison Bobet. La strada è davvero bella, e forse col clima che ci accompagna, assume un fascino particolare, sembra di essere in una dimensione parallela, in cui la strada si fonde con le nuvole e con il cielo, passando per sfumature di bianco e di grigio che gli occhi scoprono e imparano a fissare.
Non possiamo fermarci a fantasticare, dobbiamo proseguire: il Col du Vars ci aspetta. Si arriva a 2.108 metri percorrendo una strada che costeggia lunghe gole attraversate da torrenti, che a tratti diventano laghi. Paesaggi molto belli ma, ad un certo punto tutto cambia. La strada pennella la valle e attraversa località sciistiche invernali, anche in questo caso deserte e mute. Siamo sul Col du Vars.
Abbiamo passato in macchina più di 11 ore e, sembra incredibile, non le abbiamo minimamente sentite. Adesso però noi e il nostro giaguaro ci meritiamo un po’ di riposo perché domani il programma è altrettanto impegnativo.
Day 2
Altri 300 km di strada ci aspettano e ci mettiamo in macchina prestissimo, ma almeno non piove e c’è una bellissima luce della mattina. I primi chilometri li facciamo ancora in modalità “Rain” perché la temperatura è sotto zero e c’è il rischio ghiaccio. Dal Colle di Vars a Barcellonette la strada è piuttosto rilassante e si incontrano piccoli paesini pieni di fiori, ma quando si inizia ad entrare nel Parc National du Mercantour e poi a salire per arrivare ai 2326 metri del Col de la Cayolle il paesaggio cambia completamente. La strada si stringe, le curve si fanno strette e cieche, si superano tantissimi ponticelli che sembrano sospesi. L’unica speranza è di non incontrare nessuno in senso contrario perché altrimenti bisogna tornare indietro per chilometri. Siamo fortunate, è mattina presto e non c’è ancora nessuno, se non pochi temerari che sono nel nostro senso di marcia. Strada bellissima, peccato solo che non ci siano le protezioni per le rocce perché incontriamo tantissimi sassi sulla strada e non si può mai abbassare la guardia.
Anche i tornanti che scendono sono molto belli, ma adesso si lascia la strada D902 per prendere la D2202 che porta al Col des Champs e ai suoi 2087 m. Il paesaggio diventa vulcanico con rocce nere e anche tantissima ghiaia sulla strada. Tornanti stretti sia a salire che a scendere che vale la pena di fare.
Dopo averlo conquistato, per riprendere la Grand Route des Alpes si deve tornare indietro e seguire per Guillaumes. La strada è larga, come anche le sue curve, tutte in sicurezza con le protezioni, una strada di trasferimento, per riposarsi un attimo. Da Guillaumes a Valberg si fa una strada sul costone della montagna e le curve sono da pennellare una ad una. Scopriamo che esiste anche un col de Valberg, a 1700 m di cui non avevamo tenuto conto. Puntiamo quindi al Col de la Couillole ma prima di arrivare passiamo da Beuil, un piccolo paesino dove troviamo la festa di paese con tanto di bancarelle e salamelle. Non ci facciamo prendere dalla tentazione e puntiamo ai 1678 metri del colle. La strada si snoda attraverso un paesaggio e una vegetazione molto diversa dagli altri passi perché è più basso e più “dolce”, ma ha un suo carattere e quando si arriva in cima almeno fa un po’ meno freddo rispetto ai 2326 m del col de la Cayolle!
Scendiamo dal passo dirigendoci verso il Col Saint-Martin: la strada attraversa rocce che hanno tutte le sfumature dei rossi, dei granata e dei viola, sembra che qualcuno sia passato a dare mani di vernici perché i colori sono davvero impressionanti. Solo un consiglio: attenzione a non sbagliare strada. Bisogna passare dalla D2205 alla M2565 e purtroppo non è ben segnalata. Morale: noi abbiamo sbagliato strada e abbiamo perso un sacco di tempo. Inoltre quando siamo arrivati al Col Saint-Martin non siamo riuscite a trovare il cartello segnaletico, quindi non abbiamo potuto immortalare il momento. Un po’ deluse continuiamo verso una meta iconica del motorsport: il Col de Turini. Saliamo da Bollena e non c’è bisogno di spiegazioni. La strada sale con tornanti stretti e ciechi che stringono e salgono sempre di più. Si diventa un tutt’uno con la F-Type che è assolutamente a suo agio anche su queste strade da rally puro e affronta ogni curva con precisione chirurgica e senza battere ciglio. Peccato per l’asfalto che non è in ottime condizioni, ma anche questo non è un problema. In cima è obbligatoria una pausa caffè al ristorante Des Trois Vallées, dove ci sono le foto che ricordano i rally e tutte le gare che passano di lì. Io e Giulia sembriamo in pellegrinaggio ma alla fine ci rimettiamo in macchina e scendiamo verso Sospel.
La strada continua ad essere bella e coinvolgente, con degli scorci davvero incantevoli. Arriviamo quindi anche a Notre Dame de la Menour, una cappella dedicata alla Madonna che si trova sopra un ponte ad archi in pietra che attraversa la strada. Non possiamo non fermarci. Qui Jeremy Clarkson e la sua “banda” si sono fermati per una puntata di Top Gear: avevano una Lamborghini Gallardo Superleggera, un’Aston Martin V8 Vantage N24 e una Porsche GT3 RS, mancava, appunto la nostra Jaguar F-Type, quindi ci abbiamo pensato noi!
A questo punto proseguiamo e seguiamo le indicazioni della Route de Grandes Alpes, ormai manca solo il Col de Castillon. Passiamo per Sospel che è un paesino davvero carino dove, se avete tempo, vale la pena di fare una passeggiata. Per salire sul colle poi c’è da fare una brevissima deviazione che naturalmente facciamo ma, col senno di poi, ce la saremmo potute evitare benissimo perché non è proprio niente di che. Inoltre il cartello del Colle si trova in una posizione assurda ed è completamente nascosto da auto distrutte e abbandonate. Ormai abbiamo finito e ci dirigiamo verso la conclusione naturale del nostro viaggio: il mare. Arriviamo a Mentone e finalmente troviamo ad accoglierci una temperatura mite e gente che fa ancora il bagno e che ci guarda un po’ stupita mentre immortaliamo il momento del nostro arrivo!
Una due giorni indimenticabile, per la strada, per la macchina e…per la colonna sonora!