California on the road: cosa non bisogna perdere
23.02.2018 - in

California on the road: cosa non bisogna perdere

Las Vegas direzione San Francisco. Un viaggio per il deserto della California a bordo di due americane doc e con la colonna sonora delle musiche anni 80. Questo è il racconto del mio viaggio. Questa è l’America che ho conosciuto.

Las Vegas, la città degli eccessi

Las Vegas. Quel posto che vedi nei film e sogni di andarvi e poi, quando ti ritrovi lì, ti senti come in una bolla spazio-temporale: Pikachu che camminano per la strada, la Tour Eiffel a poca distanza da Piazza San Marco di Venezia e pick up dalle dimensioni improbabili che sfrecciano sulle strade a cinque corsie.

Ok, dopo aver soggiornato un paio di giorni per conoscere le novità del CES 2018, è tempo di lasciare la capitale del Michigan e andare in California.

Prima tappa: Los Angeles

Day 1: 270 miglia. A poca distanza dagli hotel e dai centri commerciali di Las Vegas si trovano paesaggi meravigliosi, capaci di tranquillizzare anche gli animi più vivaci. Certo, questo sarebbe possibile se non vi foste sintonizzati sulla stazione anni 80 che propone, una dopo l’altra, canzoni che sembrano essere state scritte ad hoc per il mio viaggio.

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Rocce dal colore ramato e campi dove l’erba è cotta dal sole. Dalla Interstate 15 non si notano animali girovagare nei dintorni, ma si vedono reti e fili spinati a volontà. Poi, a circa 150 miglia dalla partenza e dopo aver passato la Ghost Town, ecco il cartello di Peggy Sue’s diner. Tutti coloro che sono passati di qui o che hanno intenzione di farlo, non possono dimenticare di fare tappa qui. È un posto in stile anni cinquanta e costruito, appunto, nel 1954. Betty boop sulla porta e un lungo bancone con sgabelli e cameriere che sembravano uscite da Grease.

Ok, sono in America. Hamburger, patatine, salse, panini e torte alte 15 centimetri. Alla dieta ci pensiamo domani. Dopo aver fatto ricarica di carboidrati, grassi e zuccheri, è il momento di riprendere il cammino verso la città degli angeli a bordo di Jeep Grand Cherokee.

Route 66

Siamo a poca distanza da Barstow, località famosa per essere sulla mitica Route 66. Qui si trovano anche posti improbabili per noi europei, come per esempio mi è capitato di entrare in un negozio di armi, ma quelle vere che usano i militari.

Hard Rock Los Angeles

Dopo questa tappa, riprendo la Interstate 15 direzione Los Angeles, dove arrivo quando già è buio. In questa atmosfera è facile lasciarsi suggestionare e far cavalcare la fantasia nell’oscurità. Sì, perché in America le strade non sono illuminate quindi l’unica fonte luminosa è data dai fari delle auto. La mia destinazione era vicino agli Studios Universal quindi un po’ in alto e per arrivarci ho dovuto imboccare una strada ripida e costeggiata di palme. Per cena, non poteva mancare un tappa all’Hard Rock café di Los Angeles, dove a tenere banco (non solo figurato) era una Cadillac rossa che roteava.

Direzione nord: Los Altos

Dopo una notte ristoratrice, è il momento di divertirsi, come se fino a questo momento non fosse stato così. Visita agli Universal Studios: Spongebob, i Mignon e i Simpson sono solo alcune delle attrazioni che qui si possono vedere.

Universal Studios

Una cosa che consiglio è anche il tour con il trenino per vedere i diversi set all’interno dell’area.

 

E quasi per incanto ad un certo punto mi sono ritrovata davanti alla Witt, l’auto parlante accompagnata dalla Ferrari 308 di Magnum, dalla Ford Convertible “Bif Car” del 1946 di Back to the Future, insieme alla Litestar Pulse, alla Ford Probe alla Ford Edsel. A queste, direttamente dal set di fast and furious arrivano la Mazda Rx-7, la Nissan Sawline e la Plymouth Roadrunner del 1970. E non poteva mancare anche il mezzo che ha accompagnato l’infanzia di intere generazioni: l’auto dei Flintstone!

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Per raggiungere Los Altos ci sono ben 354 miglia (570 chilometri) quindi meglio non “perdere” altro tempo e mettersi in macchina, pardon… al volante! Un strada che sale e con qualche curva che raggiunge i 1.000 metri di altitudine per poi ridiscendere e raddrizzarsi. A circa metà percorso, cambio auto. L’ho vista per circa 200 miglia e ora la voglio anche provare, o no?

Wrangler

Sto parlando della Jeep Wrangler, un’auto che ho conosciuto (al volante s’intende) in questa situazione per la prima volta. Ovviamente, per farmi riconoscere anche qui, il color puffo calzava a pennello. Una sensazione di guida che non mi era mai capitata prima. Volante pressoché dritto, molto spartana ed essenziale negli interni, con maniglie che pendono dal rollbar ricoperto di un materiale morbido per evitare di prendere colpi… dettagli che mi ricordano tanto l’abitacolo delle auto da rally.

guida Wrangler

Viaggiare su quest’auto non è molto confortevole e il rollio anche su dritto è la norma, da dire che monta cerchi da 13 pollici e spalle alte circa 15 centimetri…

E ridendo e scherzando, nel buio dell’11 gennaio abbiamo raggiunto Los Altos. Il nostro hotel era un grazioso alloggio in stile parigino dal nome Enchanté Boutique hotel. Curato e accogliente, se doveste passare di qui ve lo consiglio. E per cena, dopo quattro giorni di abbuffate all’America, qualcosa di italiano. Abbiamo trovato un ristorante con cucina del Bel paese ma i gestori non avevano niente di italiano. Nonostante ciò, anche la pizza aveva il suo perché.

Silicon Valley e verso San Francisco

Siamo a poche miglia dalla Silicon Valley e una visita è d’obbligo. Qui ci sono le più importanti azienda tecnologiche del mondo, dall’IBM a Google fino a Apple e Tesla. Ma la nostra attenzione ci ha portata a visitare il centro di ricerca e sviluppo di Bosch, multinazionale tedesca che sta modellando il futuro dell’IoT con interessi in diversi settori. In questa zona è situato il nuovo centro di ricerca e tecnologia.

Tante cose da vedere, tanta curiosità che il tempo passa senza che tu te ne renda conto.

car wash

Ed è già pomeriggio inoltrato, tempo per una doccia alla nostra Jeep Grand Cherokee e via verso San Francisco. Prima, però, ultime due tappe della giornata: il Campus della Apple e il museo del computer.

Proprio su quest’ultimo vorrei spendere due parole. Perché qui viene custodito il passato, le radici e (forse) quello che sarà il futuro dell’informatica. A partire dalle calcolatrici, prime macchine di calcoli, fino a giungere ai più moderni e sofisticati computer. Eravamo così tanto presi a guardare e ascoltare i nerd del gruppo raccontare la storia di queste macchine che la guardia ci ha invitato a raggiungere l’uscita, il museo stava chiudendo.

San Francisco

E allora in macchina di nuovo, direzione San Francisco. Per raggiungere la città, il navigatore ci ha segnalato traffico quindi abbiamo deciso di lasciare la US-101 S e prendere una strada alternativa. Siamo finiti nei sobborghi, anche questa un’esperienza. Per strada non avevo mai visto così tante Tesla, dalla Model S alla Model X, e persino una Model 3. Poche (ahimè) sportive dalla voce grossa come accadeva di incontrare in passato. Poi le strade, tutte scure. Le uniche luci arrivano dai fari delle auto e delle luci delle casa. Alcune signorili ma per la maggior parte edifici prefabbricati a un solo piano con un giardinetto sulla strada, le tipiche case che si vedono in serie tv e film americani. Mi immaginavo già il postino arrivare in bicicletta e lanciare la posta.

In entrata a San Francisco, nel traffico, perché sempre all’ingresso delle città ci sono code di auto, sono stata catturata dagli alti grattacieli della zona business. Io però alloggiavo nel centro, vicino a Union Square proprio su una delle tipiche salite della città. Sì, perché come tutti voi saprete, la particolarità di San Francisco è data da questi saliscendi che regalano scorci mozzafiato, prima sulla city poi sull’oceano e ancora su Alcatraz e sul Transamerica Pyramid.

San Francisco

Se vi capita di visitare questa città, d’obbligo è andare al Pier 39, oggi centro commerciale e attrazione turistica inaugurato nel 1978.

Bubba Gump

Qui, per una visita culturale a tutto tondo, consiglio di provare anche il Bubba Gump, un ristorante dove si mangiano gamberi in tutti i modi anche se nel menù ci sono anche altre scelte. A fine pasto, un simpatico cameriere vi farà qualche domanda sul film. E se rispondete giusto, il conto sarà sempre da pagare.

Un altro posto dove vi consiglio di fare un salto è il Lombard Street: la strada più tortuosa al mondo. 400 metri di mattoni rossi con una pendenza del 27% e otto ripide curve costeggiate da fiori, magari non andateci ora perché di fiori ne vedrete pochi. Poi, per gli amanti dei film, tappa immancabile è il 2640 di Steiner Street, dove si trova la famosa casa di Mrs Doubtfire, dove tutti ricorderanno un simpatico Robin Williams interpretare prima il padre di famiglia e poi un’amabile tata.

Dulcis in fundo, il Golden Gate Bridge che collega la parte settentrionale di San Francisco alla Contea di Marin, dove la città più vicina è Sausalito. Un ponte lungo 2,71 chilometri con tre torri. Quest’opera fu ultimata nel 1937 ed è ricordata per due motivi: è il ponte sospeso più lungo al mondo ed è diventato il simbolo internazionale della città di San Francisco.

A Sausalito vi suggerisco di fare tappa al ristorante Sea House, il proprietario è un toscano molto simpatico e qui è possibile bere uno dei pochi caffè degni di questo nome in America.

A questo punto il mio viaggio ha preso la direzione di Detroit, lasciando il piacevole clima della California per affrontare le dure temperature del Michigan. A scaldare il mio animo c’era il fatto che importanti novità attendevano!

La prima esperienza in California direi che è andata molto bene, non mi ero fatta un’idea precisa di quello che avrei visto ma mi sono lasciata sorprendere e devo dire il territorio americano è davvero immenso e se devo scegliere una città che mi ha entusiasmato, non ho dubbi: San Francisco è particolare e affascinante al tempo stesso.