Lamborghini Urus: nata sotto il segno della tradizione
06.02.2018 - in

Lamborghini Urus: nata sotto il segno della tradizione

Presentata al mondo lo scorso 4 dicembre, direttamente a Sant’Agata Bolognese alla presenza del Presidente del Consiglio Gentiloni, si era già capito da tempo che la Urus aveva qualcosa di speciale e l’altra sera, quando l’ho vista, ho capito perché. Nella Concessionaria Lamborghini Gruppo Bonaldi c’è stata una presentazione di grande impatto scenico che ha richiamato immediatamente le caratteristiche fondamentali di questo Super SUV: potenza, eleganza, sportività ma anche tradizione e tanta italianità. Ma vado con ordine e, proprio per questo, parto dalla fine!

Urus: tanta italianità

Ferruccio Lamborghini fonda l’azienda che porta il suo nome nel 1963 e sceglie come logo un toro, suo segno zodiacale e simbolo di forza e potenza. Da quando lui lascia le redini della sua società, negli anni ’70, ci sono numerosi passaggi di proprietà fino al 1998, anno in cui la Lamborghini viene acquisita dal Gruppo Audi, ma la produzione rimane sempre in Italia e, dal marzo 2016, il nuovo Chairman e Chief Executive Officer è Stefano Domenicali. Con la Urus si prevede un aumento di circa 3.500 unità all’anno, che comporterà un raddoppio degli attuali volumi commerciali della Casa. Proprio per far fronte alle nuove esigenze produttive è stato ampliato il sito produttivo italiano che passa da 80.000 a 160.000 m2. L’espansione dello stabilimento è avvenuta in soli 18 mesi e la nuova linea di assemblaggio interamente dedicata al Super SUV Urus è detta Manifattura Lamborghini ed è caratterizzata dall’impiego del modello Factory 4.0, che integra nuove tecnologie produttive per affiancare gli operatori nelle attività di assemblaggio. In termini di infrastrutture è stata completata una nuova linea, un nuovo centro logistico, una pista e ampliati i reparti di ricerca e sviluppo. Altrettanto significativo è stato l’impatto in termini di risorse umane: 500 le nuove assunzioni con contratto a tempo indeterminato previste, a cui si aggiungeranno altre 200 assunzioni per la nuova verniciatura operativa da fine 2018.

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Urus: tanta tradizione dentro e fuori

Prima di tutto il nome. Come vuole la tradizione Lamborghini, anche il nome Urus viene dal mondo dei tori. I bovini di razza Urus sono tra i grandi antenati selvatici delle razze attuali. Il toro da corrida spagnolo, allevato negli ultimi 500 anni, ha un aspetto ancora molto simile a quello della razza Urus. Poi il design che, in una Lamborghini, è sempre inconfondibile. Il nuovo Super SUV Urus mantiene la forte impronta della Casa del Toro. Quando l’ho vista ho proprio sentito la tradizione scorrere nelle sue “vene”. Numerosi elementi della carrozzeria si ispirano alla LM002 e alle supersportive che hanno reso leggendaria la storia del marchio. La LM002 fu il primo SUV targato Lamborghini, la sua produzione terminò 25 anni fa ed è comunemente considerato il modello antesignano dei SUV di lusso. La Urus è una Lamborghini a tutti gli effetti, anche in virtù del caratteristico rapporto tra superfici di carrozzeria (due terzi) e cristalli (un terzo). Del design si è occupato il Centro Stile Lamborghini , nato nel 2004 all’interno della sede storica di Sant’Agata Bolognese. Un vero e proprio ‘‘atelier’’ di creativi e designer è diretto da Mitja Borkert, 43 anni, di origine tedesca. Dopo aver lavorato in Style Porsche a Weissach, dove ha seguito lo sviluppo di numerosi modelli di Casa Porsche (Panamera Sport Turismo, Porsche Boxster 987 facelift, Cayenne, Macan, Mission e) coordina ora un team di giovani designer provenienti da tutto il mondo. I primi schizzi della Urus derivano dalla Countach, per arrivare quindi alla versione definitiva.

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Guardandola davanti si capisce chiaramente che il V8 biturbo è montato sotto il cofano con cupola la cui sagoma, pur essendo ispirata alla Miura e alla Aventador, è accentuata dalle linee diagonali utilizzate per la prima volta sulla Countach, diventate poi una caratteristica dinamica di Lamborghini. Il frontale è basso e le grandi prese d’aria che giocano con le forme esagonali (tipico Lamborghini) sono collegate da uno spoiler anteriore ribassato che enfatizza ulteriormente l’efficienza aerodinamica. Le luci anteriori, contraddistinte da una linea elegante, sottile e decisamente sportiva, sono disposte in orizzontale e dotate di fari a LED nella tipica forma a Y di Lamborghini. Guardandola si ha l’impressione che la macchina sia emersa da un unico pezzo. Il parabrezza fortemente inclinato e i cristalli posteriori decisamente angolati, realizzati con tecnologia “glass-on-glass” in sostituzione del montante C, sono distintivi dei modelli Lamborghini, Huracán compresa, e accentuano la silhouette supersportiva della Urus. I passaruota esagonali, sia frontali che posteriori, sono un importante dettaglio di design ispirato alla LM002 e alla Countach e alloggiano ruote da 21” a 23”, le più grandi del segmento.

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Anche la parte posteriore della Urus si distingue per le complesse e potenti linee tipiche di una Lamborghini, rafforzando il carattere forte e robusto dell’auto. La linea del tetto si allarga alla base del pannello posteriore nello stile proprio dei modelli Lamborghini, tra cui Countach e Murciélago. I cristalli posteriori fortemente inclinati sono supportati da solidi montanti e l’intera parte posteriore è legata dal parafanghi e dal pannello nero che ospita le griglie dell’aria, il logo Lamborghini e le luci di coda a forma di Y. Il diffusore posteriore è ispirato alle auto da corsa Lamborghini, con doppi tubi di scarico rotondi e integrati.

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Il design degli interni è ugualmente ricco di fascino. Quando ci sono salita mi sono sentita seduta “nella” macchina e non “sulla” macchina: la posizione del sedile è bassa e i comandi e il quadro strumenti abbracciano idealmente il posto di guida seguendo principi ergonomici. Il sottile design a Y del cruscotto “driver oriented”, con le sue doppie ali argentate verso cui risale la console centrale, si ispira alla LM002 e alle attuali supersportive di casa Lamborghini. Il tema esagonale tipico di Lamborghini viene riproposto in ogni particolare degli interni, dalle bocchette di ventilazione alle maniglie delle porte, dai portabicchieri ai moduli airbag. Proprio come quando sono salita sulla Huracan, mi sono sentita su un’astronave: tanti comandi e un display TFT completamente digitale e personalizzabile che visualizza le informazioni principali della Urus in immagini animate 3D.

Urus: potenza, eleganza e sportività

La Urus ha un motore V8 biturbo da 4 l che eroga 650 cv e 850 Nm di coppia, con un cambio automatico ZF a 8 marce. Con un’accelerazione da 0-100 km/h in 3,6″ e una velocità massima di 305 km/h, la Urus è il SUV più veloce attualmente sul mercato. Non l’ho guidata, almeno non ancora, ma ha senz’altro tutte le caratteristiche per essere poliedrica, proprio come viene descritta: agile in città, confortevole nei lunghi viaggi, sportiva e in grado di fare off-road in diversi contesti. Tutto questo ovviamente è permesso grazie alle caratteristiche complessive dell’auto. La trazione integrale e il differenziale centrale autobloccante Torsen, in primis. Di serie, la coppia è ripartita con un rapporto di 40/60 sugli assi anteriore/posteriore indipendenti, con una coppia dinamica massima del 70% davanti o dell’87% dietro, migliorando la trazione sull’asse con il maggiore attrito al suolo.

Autodesk VRED Professional 2014 SR1-SP7

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La Urus inoltre adotta il sistema sterzante posteriore introdotto con la Aventador S sull’intera gamma di velocità. A basse velocità, l’angolo di sterzata dell’asse posteriore è opposto a quello delle ruote anteriori (sterzata in controfase), questo ottimizza l’agilità e riduce il raggio di sterzata, a tutto vantaggio della manovrabilità. Ad alte velocità, l’angolo di sterzata dell’asse posteriore è nella stessa direzione di quello delle ruote anteriori (sterzata in fase) e questo conferisce stabilità e comfort di livello superiora, assicurando una dinamica di guida ottimale.

Tamburo, il selettore della modalità di guida posto sulla console centrale, controlla tutti i sistemi dinamici della vettura e consente di scegliere tra le dinamiche di guida STRADA, SPORT, CORSA e NEVE in base alle condizioni del fondo stradale o alle preferenze del conducente. Come optional, per la guida off-road sono disponibili anche altre due modalità: TERRA e SABBIA.

Il sistema frenante della Urus è commisurato alle sue prestazioni di supersportiva; pertanto assicura un’elevata resistenza termica ed è in grado di sopportare frenate frequenti e pesanti, anche ad alta velocità e in condizioni estreme, come sulla pista o ad altitudini elevate. I freni in carboceramica (CCB) di serie sono i più grandi e i più potenti disponibili e misurano 440 x 40 mm davanti e 370 x 30 mm dietro.

Grande, potente, robusta ma quando l’ho vista non ho avuto la sensazione di “pesantezza”. Infatti un’auto del genere pesa, a vuoto, meno di 2200 kg. Risultato del lavoro del team di designer e ingegneri R&S Lamborghini che si è concentrato sulla riduzione del peso a tutti i livelli del telaio dell’auto. Insomma un’auto legata al passato che guarda prepotentemente al futuro e proietta Lamborghini verso nuovi orizzonti.