Museo Lamborghini: viaggio tra passato, presente e futuro
11.04.2018 - in

Museo Lamborghini: viaggio tra passato, presente e futuro

Non è molto grande ma, visto che ogni modello è un pezzo di storia, rischiate di passarci parecchio tempo. E’ il Museo Lamborghini di Sant’Agata Bolognese, che l’anno scorso ha registrato il record di visitatori con più di 100.000 presenze. L’allestimento del Museo è semplice ma emozionale e, accanto alle auto, troverete pareti luminose e video che vi accompagneranno lungo un cammino che ripercorre la storia della Lamborghini e del suo mito. Poiché spero che nei vostri prossimi programmi di viaggio abbiate previsto una tappa in questo Museo, non voglio togliervi tutto il gusto della scoperta, quindi non vi darò molti  dettagli dei modelli che troverete. All’ingresso vi darà il benvenuto direttamente una Miura bianca che iponitizza. Si tratta del secondo prototipo di Miura P400 prodotto a Sant’Agata Bolognese e carrozzato da Bertone nel 1966, è un V12, 3,9 litri da 350 cv. Dei tre prototipi realizzati, il primo di colore rosso Miura, andò distrutto, rendendo questa vettura la prima prodotta ancora esistente. Trattandosi di un prototipo, sono molte le differenze rispetto alle Miura P400 prodotte in serie, non ve le svelo perché se andate al Museo sarà divertente giocare a “trova le differenze”!

Miura

Troverete esposto anche il motore della Miura, il V12 aspirato, colonna portante della storia del Marchio del Toro. Il primo motore di questo genere era stato disegnato dall’ingegner Giorgio Bizzarrini con cilindrata 3500 ccc. Per la Miura venne portato a 3929 cc e adattato al montaggio trasversale.

MotoreMiura

Non in ordine cronologico, si trova una Diablo 6.0 SE (Special Edition), V12 e 6 litri da 575 cv, con una velocità massima di 330 km/h, presentata nel 2001 al Salone di Ginevra e proposta solo nei colori Oro Elios e Marrone Eklipsis viene impreziosita esternamente come internamente da particolari a vista in fibra di carbonio ed è equipaggiata col sistema di navigazione e lettore CD. Si tratta della massima evoluzione della Diablo e chiude degnamente la carriera di un’auto prodotta in 2898 esemplari.

Diablo

Countach è un’espressione dialettale piemontese e significa meraviglia. Pare che sia uscito dalla bocca di un collaboratore della carrozzeria alla visione del primo prototipo e restò così sulla macchina, per volontà di Ferruccio Lamborghini. Sono gli anni tra il 1974 e il 1978 e il V12 da 4 litri ha una potenza di 375 cv. Alta poco più di un metro e dalla famosa linea cuneiforme passata alla storia, supera il muro dei 300 km/h e ha raggiunto la piena maturità grazie al lavoro di Bob Wallace, ingegnere e collaudatore di punta della Casa. E’ il primo modello con porte ad apertura a forbice, segno distintivo della Lamborghini a partire da questo modello e, a differenza della Miura, monta il motore in posizione longitudinale posteriore, impostazione che verrà mantenuta sino ai giorni odierni. Il modello esposto è il primo prototipo originale con telaio 001.

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Ancora un passo indietro nel tempo e ci si trova di fronte alla 350 GT, la prima Lamborghini entrata in produzione, nel 1964. Il motore V12 da 3,5 litri che sprigiona 280 cv e raggiunge una velocità massima di 250 km/h è opera dell’ingegnere Giotto Bizzarrini: la carrozzeria dell’auto ha elementi in alluminio, sospensioni indipendenti, quattro freni a disco e alcuni esemplari hanno anche il differenziale autobloccante. Per la fine del 1966 la Carrozzeria Touring ne ha prodotto 120 di cui le ultime hanno il motore da 4 litri, con la stessa potenza del 3,5 litri, ma con maggiore coppia.

GT

E’ il turno dell’Espada, disegnata e prodotta dalla Bertone tra il 1968 e il 1978: una filante berlina è la prima Gran Turismo quattro posti prodotta dalla Casa. Può accogliere una famiglia con i relativi bagagli, arriva a 250 km/h e monta il V12 da 4 litri. Ha l’innovativo portellone di vetro e un piccolo lunotto che agevola le manovre in retromarcia. Sono disponibili optional importanti, come l’aria condizionata, il servosterzo e le sospensioni idropneumatiche e, dal 1974 viene offerto anche il cambio automatico. Nei suoi dieci anni di produzione l’Espada ha rappresentato la spina dorsale dell’azienda.

Espada

Continuando il giro, vi imbatterete in esemplari legati al Motorsport e anche una recentissima Huracan Performante. Salendo al piano superiore vi

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aspettano, tra gli altri, una Urraco, una Silhouette, la Jalpa 350. C’è anche la Huracan firmata da Papa Francesco. Un’auto realizzata Ad Personam nei colori Bianco Monocerus e Giallo Tiberino, in onore ai colori della bandiera del Vaticano che sarà battuta all’Asta il 12 Maggio 2018 a Montecarlo da RM Sotheby’s.

Papa

 

Ovviamente non possono mancare la LM002 di cui vi ho già largamente parlato, la Centenario, la Veneno, l’Aventador, ma anche l’ultimissima Urus e l’ibrida Asterion. Quest’ultima si ispira a una leggenda: Asterion infatti è il vero nome del Minotauro, figura mitica metà uomo e metà toro che simbolicamente rappresenta la perfetta fusione tra intelletto e istinto. Quest’auto del 2014 ha un V10 da 5,2 litri combinato a tre motori elettrici e sprigiona una potenza complessiva di 910 cv.

Asterion

Ma quello davanti al quale forse ho passato più tempo è Sesto Elemento, del 2010. La verniciatura trasparente opaca brevettata da Lamborghini sfrutta le nanotecnologie di micro particelle ceramiche a cui vengono aggiunti microcristalli rossi. Il risultato è un alone rosso che avvolge la carrozzeria protegegndola grazie alla grande resistenza all’usura della ceramica e creando un particolare effetto estetico. Grazie alla fibra di carbonio il peso è di 999 kg, incluso il motore V10 da 5,2 litri e la trazione integrale permanente. Rapporto peso-potenza di 1,75 kg per cv e un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 2,5”. I terminali di scarico sono realizzati in Pyrosic, un materiale composito di vetro a matrice ceramica in grado di tollerare temperature fino a 900 gradi. Non sono stati prodotti modelli omologati per uso stradale ma solo 20 esemplari per la pista. Il nome deriva dalla tavola periodica degli elementi, nella quale il carbonio è classificato al sesto posto. Sono sempre stata affascinata dal carbonio visto che è elemento cruciale di tutte le forme di vita organica e, unito all’ossigeno, forma il biossido di carbonio: vitale per la crescita delle piante.

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Sarà stato il colore, il carbonio o la tecnologia che c’è dietro, sta di fatto che sono rimasta ammirata davanti a questo modello per un sacco di tempo…fin quando la signorina del Museo non è venuta a dirmi che stavano per chiudere! E niente allora vado a casa, ma prima vi lascio un po’ di foto da guardare!