Annette Winkler lascia Smart
31.05.2018 - in

Annette Winkler lascia Smart

Annette Winkler ha annunciato martedì che non sarà più lei a dirigere il marchio Smart: dopo otto anni al vertice, abbandonerà a settembre il timone del brand più giovane e sbarazzino del gruppo Daimler, per andare a far parte del consiglio di supervisione di Mercedes-Benz Sud Africa. Lei che, nel suo piccolo, ha contribuito a fare la storia dell’automobilismo al femminile.

Annette Winkler è una tedesca “tosta”: classe 1959, laureata in economia e con un dottorato in Business Administration conseguiti presso la Goethe University Frakfurt, a 27 anni assume la direzione dell’azienda di famiglia. A partire dal 1995, entra in Daimler, come capo delle pubbliche relazioni di Mercedes-Benz: due anni più tardi passa ad essere capo delle concessionarie di veicoli commerciali del brand e dal 1999 al 2005 è CEO di Daimler Belgio e Lussemburgo. Nel 2010 diventa amministratrice delegata di Smart: per la prima volta il marchio vede “alla guida” una donna, con cui ha attraversato la sua fase più rivoluzionaria, passando per il carsharing e per la rivoluzione elettrica, che riguarderà l’intera gamma della citycar a partire dal 2019. Una bella sfida.

Ma non solo lei: chi sono le altre prime donne dell’automobilismo?

Partiamo da Mary Barra. Classe 1961, nata nel Michigan e figlia di un operaio della Pontiac, brand di proprietà del gruppo General Motors. Conosce molto presto da vicino il mondo GM, facendo uno stage a soli diciotto anni per spesarsi gli studi alla General Motors Insitute: lì consegue la laurea in ingegneria elettrica e comincia la sua ascesa nel gruppo di Detroit.

 

 

 

General Motors CEO Mary Barra addresses the Global Business Conference for investors in Milford, Mich., Wednesday, Oct. 1, 2014. Barra says the company has enough parts available to fix all the faulty ignition switches that are blamed for at least 23 deaths nationwide. (AP Photo/Carlos Osorio)

È prima capo delle risorse umane, vice-presidente del dipartimento Global Manufacturing Engineering, poi direttore dello stabilimento di Detroit Hamtramck, vice-presidente del Global Product Development, Purchasing & Supply Chain, per poi arrivare a diventare la prima donna CEO di GM il 15 gennaio 2014.

Nel dicembre del 2016 Donald Trump l’ha nominata membro dello Strategic and Policy Forum, il comitato di esperti che consiglia il presidente in materia di politica economica e lavoro.

Come Mary Barra, anche Linda Jackson (inglese, classe 1959) dimostra una propensione per l’ambiente automobilistico sin dalla tenera età: a diciott’anni, infatti, si trova come contabile per MG Rover a Coventry; a seguire, entra a far parte del gruppo British Leyland del quale faceva parte Jaguar, e nel 2000 si ritrova a capo della filiale francese di Rover. Quattro anni più tardi, invece, le propongono la direzione finanziaria di Citroën Gran Bretagna, della quale poco dopo diviene responsabile. Un andirivieni professionale continuo tra il suo Paese e la Francia, che si stabilizza nel giugno 2014, quando Carlos Tavares, capo di PSA, la nomina Chief Executive Officier di Citroën. Un traguardo raggiunto in un momento particolare per la casa automobilistica francese, che proprio in quell’anno ha visto lo scorporo della DS. Alla Jackson si devono auto “coraggiose” come la C4 Cactus.

LINDA

E ancora Laura Schwab, la più giovane (classe 1974), americana del Kentucky: una laurea in legge e un inizio nel settore tecnologico con una start-up californiana. Nel mondo automobilistico, esordisce come direttore marketing di Jaguar Land Rover e successivamente, dal 2015, è CEO di Aston Martin America: la prima donna a ricoprire un ruolo simile in 105 anni di storia del marchio di lusso britannico.

Laura Schwab

Il mondo delle auto, si sa, è sempre stato a misura d’uomo: nell’immaginario collettivo, e non solo, sono sempre stati gli uomini ad “intendersi di macchine”, a fondare case automobilistiche, a dare nomi, spesso femminili, alle stesse creazioni. Sono sempre stati loro i piloti e gli “esperti” (talvolta solo nelle chiacchiere da bar). Una tendenza che, tutto sommato, non è cambiata nel corso dei decenni: l’automobilismo resta ancora un campo maschile, ma le donne hanno finalmente cominciato ad esplorarlo e a farlo proprio, rendendolo anche più competitivo. Sempre più donne acquistano auto, si interessano di auto, scrivono di auto e le guidano, pure in gara e con ottimi risultati. Tutto questo non è altro che il riverbero di una cultura globale che, pur se a piccoli passi, è cambiata e sta cambiando e che vede la donna finalmente co-protagonista nel mondo delle quattro ruote.