Due sogni diventati realtà: Dallara e Pagani ai Motor1Talk
18.05.2018 - in

Due sogni diventati realtà: Dallara e Pagani ai Motor1Talk

Ostinazione, sacrifici, passione, queste le parole d’ordine che sono state il fil rouge dei Motor1Talk. Vi ho già detto di Nobuhiro Yamamoto e adesso voglio raccontarvi di altri due sogni che, grazie a queste tre semplici parole, sono diventati realtà: quelli dell’Ingegner Dallara e quello di Horacio Pagani.

L’Ingegner Dallara e il suo sogno

Un uomo che non ha bisogno di presentazioni. Come ha ricordato Loris Bicocchi, collaudatore anche lui presente sul palco a Modena in occasione dei Motor1Days, “se vuoi vincere devi correre con una Dallara”. Lui conosce l’Ingegnere dagli anni ’70, quando aveva iniziato come tuner in un garage con due meccanici.

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La prima vettura Dallara fu una barchetta a 3 posti con guida centrale e oggi, a 81 anni, l’Ingegnere ha realizzato il suo sogno di avere la “sua” auto che ricorda, appunto, quella prima barchetta. La Dallara Stradale. Il sogno di una vita, sempre messo da parte per accontentare i suoi clienti, sviluppato in due anni di lavoro. Il primo prototipo marciante è stato mostrato all’ingegnere in occasione del suo 80° compleanno e, l’anno successivo gli è stata consegnata la telaio n. 1. Un’auto che pesa 850 kg e sviluppa, con l’ala, altri 820 kg di deportanza e ha nell’aerodinamica il suo punto di forza. Interamente in carbonio, ha un motore di derivazione Ford da 400 cv, 500 Nm di coppia e 280 km/h di velocità massima. Ne faranno 600 esemplari e i primi 100 sono firmati proprio dall’Ingegner Dallara. Il telaio n. 3 è quello di Andrea Levy, Presidente del Parco Valentino, che nei due

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giorni a Modena, ha macinato chilometri e chilometri di hot lap per dare la possibilità a più persone possibili di toccare con mano le qualità di una macchina davvero unica, con la quale si può andare al mare a mangiare il gelato ma anche in pista a sfogare i propri istinti corsaioli. Salirci per me è stata davvero un’emozione. Metto il casco, scavalco e mi accomodo nei sedili di pelle avvolgenti. Incollata all’asfalto, sembra seguire traiettorie perfette, disegnando linee che diventano i suoi binari, sui quali scivola senza incertezze.

Il sound è roboante, niente a che vedere con le auto elettriche di cui parla l’Ingegnere durante il suo intervento. Secondo lui l’automobile del futuro sarà probabilmente elettrica, anche se le macchine producono solo il 15% di inquinamento nel mondo e anche se non siamo ancora pronti. Se a Milano ci fossero 30.000 auto elettriche salterebbe la corrente e poi manca l’infrastruttura. Inoltre se per produrre l’energia elettrica usiamo il carbone, beh, non abbiamo risolto nessun problema. Oltre agli aspetti pratici, specialmente se si pensa anche alla guida autonoma, ci sono poi quelli legati all’etica e alla cyber sicurezza. Insomma l’Ingegnere, pur rendendosi conto che questo è il futuro inevitabile perché migliora la vita, è convinto che l’automobile ci sarà sempre per il piacere del viaggio, per tutti quelli che, come lui e come me, amano stare in macchina e guidare.

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Horacio Pagani e Leonardo da Vinci

E’ il turno di un altro personaggio che non ha bisogno di presentazioni. Horacio Pagani prende la parola raccontando di quando era bambino nella pampa argentina e gli piaceva l’arte e la creatività ma anche le materie scientifiche. Non sapeva scegliere, fin quando scopre Leonardo da Vinci e una sua frase illuminante: “Arte e scienza possono camminare mano nella mano”. Capisce così che può seguire la sua strada e unire le sue due passioni. E’ da quando aveva 14 anni che voleva andare a Modena. Per lui quel posto era magico, magnetico e lo ispirava molto perché lì c’erano le fabbriche delle auto che avevano fatto la storia. L’Ingegner Forghieri raccontava che Maserati si era installata in quella zona perché alla fine dell’800 c’erano le carrozzerie che facevano le carrozze, quindi c’era anche la manovalanza per farle. Poi è il turno di Ferrari e quindi di Lamborghini. Insomma nella motor valley c’è la cultura del saper fare con le mani e la cultura del motore, quindi lui voleva andare proprio lì. E ci è andato! A chi gli ha chiesto qualche consiglio per entrare in questo settore ha detto senza esitazione che è fondamentale credere in se stessi e nelle proprie intuizioni ma anche che bisogna lavorare molto: il 90% è lavoro e fatica, il resto è talento. Gli ostacoli e le difficoltà non devono abbattere o demoralizzare ma sono parte del percorso di ognuno di noi. Per lui è stato importante prendere spunto dai nonni e dai bisnonni che hanno fatto la guerra e non avevano da mangiare. Del resto è anche vero che oggi ci sono opportunità che una volta non esistevano, grazie all’aumento della conoscenza. Ricorda che, quando era in Argentina da ragazzo, non c’erano i libri ed era impossibile trovare informazioni sulle auto mentre oggi si trova di tutto, basta voler studiare e impegnarsi. Insomma niente alibi e rimboccarsi le maniche.

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Avrei ascoltato queste storie per ore perché sono davvero fonte di ispirazione e di stimolo. Anche Luca Borgogno, Direttore del Design per Automobili Pininfarina, è sul palco nel pomeriggio per raccontare il suo sogno. Sta seguendo un progetto ambizioso: realizzare l’auto green più veloce al mondo: da 0 a 100 in meno di due secondi, velocità massima superiore ai 400 km/h e 1800 cv. Insomma un’auto più veloce della Bugatti Veyron. Ma lui è sicuro di farcela e già l’anno prossimo uscirà il primo esemplare. Del resto: “E’ la passione che ti fa fare tutto e bisogna sognare in grande, non fermarsi alle prime porte in faccia ma tirare fuori cuore e passione”. Come dargli torto!