Emergenza inquinamento: salgono le emissioni di CO2
10.04.2019 - in

Emergenza inquinamento: salgono le emissioni di CO2

Simonpaolo Buongiardino, presidente di Federmotorizzazione e Assomobilità: “indispensabile una cabina di regia nazionale, chi fa scelte importanti deve avere conoscenze, non può essere uno sprovveduto”.

Questa grossa spinta verso la mobilità elettrica presenta numerose incognite, soprattutto alla luce della grossa demonizzazione del diesel degli ultimi mesi: ha fatto più danni che altro in un Paese tradizionalista come l’Italia. Ha creato smarrimento in clienti che magari, con un parco circolante vecchio quasi 11 anni, la voglia di cambiare ce l’avevano pure. Dunque, nel primo vero flop della politica nel reparto, la situazione in un incontro degli stati generali dell’auto è stata valutata a fondo, su più fronti – da quello ingegneristico a quello economico. Ecco quello che rimane da fare ora per rimetterci in carreggiata.

Elettrico in Italia: quel passo più lungo della gamba

Lo sviluppo di una mobilità elettrica sarebbe dovuto passare attraverso la diffusione delle necessarie infrastrutture, con una fase di transizione: anche per non generare svantaggi per le imprese distributrici tradizionali”: apre con queste parole, Simonpaolo Buongiardio, Presidente Federmotorizzazione e Assomobilità, alla luce dei dati del mercato in netto calo. L’italia è rimasta in stallo nonostante i buoni propositi del Paese: i consumatori, alla luce dello loro vecchie vetture in garage – di 11 anni in media, da poche migliaia di euro – si sono smarrite. Elettriche? Ibride? Ecobonus? Ecomalus?

Anzi. Dai dati dello scorso anno, il lieve incremento delle auto c’è stato: delle auto usate (+2%). Chi stava rimanendo a piedi, proprio non se l’è sentita di fare un salto nel vuoto (considerato le infrastustrutture e ancora prima i costi delle auto a batteria). Ben che è andata alla luce della demonizzazione del diesel il cittadino ha optato per un modello a benzina.

La demonizzazione del diesel: gli effetti

Ricapitolando: gli smarriti non hanno comprato, chi ha voluto prendere tempo ha ripiegato sull’usato, chi si è slanciato sul nuovo nell’indecisione ha ripiegato sul benzina.

Risultato: “La perdita di quota di mercato del diesel ha creato l’alzamento dell’emissioni delle c02: il market share è stato recuperato sul benzina che ha emissioni più alte – commenta Giodano Giorda, Anfia – Le premesse sono di due anni difficili. A livello di produzione autoveicoli siamo in calo con dati in decrescita con del 3% del 2018 rispetto al 2017 e anche questi primi mesi dell’anno sono negativi”.

Il cliente non ha scelto le auto green (ibride, elettriche) anche di fronte a nuove politiche per i centri città: i cittadini si sono completamente bloccati, davanti ai prezzi . Ok, sono “partiti” gli incentivi. Ma per chi doveva affrontare la rottamazione di un euro 4 passare ad un’auto ibrida (40.000 euro) il passo è stato lungo, troppo lungo, rispetto “alla gamba” . Meglio rimanere ancorati al caro vecchio motore termico (benzina) rimasto comunque alla base dei listini per molti brand.

Morale della favola in vista di misure inquinanti più stringenti, invece di migliorare ci siamo dati la zappa sui piedi proprio in termini di CO2: sono aumentate.

Come risolvere

Le proposte dagli stati generali dell’automotive sono diverse ma tutte nella stessa direzione.

“La priorità dovrebbe essere prima lo svecchiamento del parco circolante, non l’incentivo sull’elettrico. Il rischio è di perdere di vista la realtà: si sta negando il diritto di mobilità”, commenta Gian Luca Pellegrini , Direttore Quattroruote e continua: “Gli incentivi introdotti di recente difficilmente otterranno i risultati previsti visto che 6.000 euro per l’acquisto di auto che costano 50.000 euro non servono a chi oggi guida e si può permettere solo una Punto del 1997».

Il primo passo da fare, secondo gli esperti dunque, sarebbe favorire subito il passaggio all’euro 6, ma anche all’euro 5: si otterrebbe il raggiungimento degli obiettivi fissati per il 2030 in tema di riduzione di emissioni di CO2. E per chi crede ai miracoli delle batterie:

«Le previsioni per il prossimo decennio parlano di uno sviluppo delle auto elettriche ed elettrificate – ha precisato il professor Sergio Savaresi del Politecnico di Milano – ma non supereranno quote del 20-30 per cento. Il resto resterà legato ai motori termici».