Formula2, a Montecarlo un talento in rosa chiamato Calderón
Intervista esclusiva con la colombiana del team BWT Arden di Formula 2.
Tatiana Calderon, prima donna a prendere parte al campionato di Formula 2, per la prima volta nella sua carriera, si è trovata quest’anno a competere sulle stradine impervie del Principato di Monaco. Un sogno divenuto realtà e una grandissima opportunità per le quote rosa del motorsport di dimostrare il proprio valore in un contesto internazionale.
Non un weekend fortunato per lei: un primo scontro con Mick Schumacher in gara 1, l’ha costretta a remare nelle retrovie; poi un ritiro in gara 2 nella giornata di sabato: a seguito di un contatto con l’italiano Luca Ghiotto del team UNI Virtuosi.
L’abbiamo incontrata nel paddock, proprio in occasione del weekend monegasco e con lei abbiamo scambiato due chiacchiere “da donna a donna” su questa Formula 2.
Tatiana Calderon ieri ed oggi
Colombiana, 26 anni, carattere deciso e un obiettivo a lungo termine, quello di eccellere nelle corse. Tatiana Calderon ha una passione nata come spesso accade per i piloti: aveva solo 9 anni quando la sorella Paul – che la segue tuttora sui campi di gara in qualità di PR – la portò per la prima volta a girare su una pista di kart vicino a casa. Da quel giorno, grazie al talento e alla sua grande forza di volontà, ha intrapreso un percorso racing che l’ha portata a competere oggi ad un solo passo dalla massima categoria della Formula 1.
Un approccio super professionale il suo, molto concentrato sulla sua carriera senza dar troppo peso al fatto di essere la prima donna giunta a questi livelli nel motorsport.
“La verità – dice Tatiana– è che cerco più di pensare a quello che rappresenta per la mia carriera, cioè l’essere ad un passo da quello che è il mio sogno di correre in F1, più che al fatto di essere la prima donna ad essere arrivata in F2.
Quello che davvero spero è che ciò serva a cambiare la percezione di quello che pensa la gente delle donne in questo sport. Credo che possiamo fare un ottimo lavoro e meritiamo lo stesso rispetto e le medesime opportunità dei colleghi maschi.”
DIA: Ma cosa risponde dunque a coloro che pensano ancora che le donne non potranno mai correre in F1?
“Cerco di rispondere più con fatti che con parole. Fino a poco tempo fa credevano che una donna non potesse neanche correre in F2 ed eccomi qua. Sto lavorando duramente per ottenere buoni risultati e continuare ad avanzare nella mia carriera. Ho già avuto il privilegio di guidare una Formula 1 grazie al team Alfa Romeo Racing che ha creduto in me e sono convinta che potremo presto competere ad alti livelli.”
DIA: A proposito di Alfa, sei sotto contratto con il team di Formula 1 e sei stata promossa a ruolo di test driver. Che significa per te?
“Sono molto grata alla squadra ed a Frederic Vasseur (Team Principal e CEO del team Alfa Romeo Racing ndr) che ha creduto in me e mi ha dato la possibilità di fare un passo avanti per la mia carriera. Essere pilota collaudatore è un privilegio e spero di poter continuare il mio percorso con il team”.
DIA: Togliamoci una curiosità legata al mondo delle auto di serie, ti piace guidare su strada nella vita di tutti i giorni?
“Si, guidare mi piace sempre, anche se non è lo stesso fuori dal circuito: bisogna rispettare i limiti di velocità ed i segnali stradali! Quando il semaforo cambia da rosso a verde, ad ogni modo, alleno i riflessi accelerando nel giusto momento, come se fossi sulla griglia di partenza…
DIA: Allenarsi sempre insomma! E quando si arriva qui a Monaco, cosa si prova a guidare in un circuito cosi magico e pieno di insidie?
“Monaco è un tracciato con una lunga storia e dove ho sempre voluto correre. È stato come realizzare un sogno. É super impegnativo e gli errori si pagano cari perché ci sono muretti e barriere da tutte le parti. Credo che sia proprio ciò a renderlo così speciale. Non vedevo l’ora di guidarci. È una pista che non ti dà riposo e richiede molto impegno sia a livello fisico che mentale: avevo già corso su un circuito simile quest’anno, a Baku, anche quest’ultimo molto stretto e con muretti sempre molto vicini”.
DIA: Hai mai avuto paura?
“No non ho paura, altrimenti avrei già smesso di correre. Credo che al contrario sia una maggior sfida che rende tutto ancora più interessante ”.
DIA: Questa stagione corri in F2, la scorsa eri in GP3 (oggi F3), ci incuriosisce sapere quali siano le differenze tra questi due campionati , per te che hai avuto modo di guidare entrambe le auto.
“Senza dubbio la F2 è molto più rapida. La monoposto è più pesante, ha freni in carbonio ed i pneumatici sono più difficili da capire, per far sì che lavorino nel migliore dei modi. Credo che questo sia cioè che mi è costato di più nel passaggio da una categoria all’altra. La GP3 era comunque molto esigente fisicamente e nessuna delle due ha il servosterzo, però mi sono preparata al meglio per affrontare la sfida”
DIA: in relazione alla condizione fisica, come ci si allena per questa gara? Fai qualcosa di diverso dai tuoi colleghi uomini e soprattutto c’è davvero una differenza fisica tra uomini e donne quando si corre?
“In realtà mi alleno nello stesso modo per tutte le gare della stagione. Certo è che questa è una di quelle che richiede più sforzi rispetto alle altre ma ero preparata. Ad ogni modo mi alleno sempre al simulatore e la preparazione fisica è qualcosa di cui mi occupo già da diversi anni.
Si, c’è una differenza effettiva tra noi donne pilota ed i nostri colleghi uomini, questo soprattutto perché abbiamo un 30% di massa muscolare in meno rispetto a loro e dobbiamo allenarci di più per colmare questo gap e poter condurre l’auto al limite, anche perché il volante è molto pesante, specialmente in Formula 2.”
DIA: Dove vedremo Tatiana il prossimo anno? Obiettivi per questa stagione?
“Nel mondo delle corse è sempre difficile saperlo. Per ora la mia intenzione è quella di cercare di fare il meglio possibile perché a volte è proprio il risultato a cambiare il corso della tua carriera. L’obiettivo è senza dubbio la Formula, perciò continuerò a lavorare e valutare i passi da fare per arrivarci.”
DIA: Che consigli daresti alle ragazze che vogliono iniziare un percorso nel mondo delle corse?
“Che ci provino, che seguano la loro passione e che lavorino duro per riuscirci. Non esistono sogni impossibili. Direi ai loro genitori che le appoggino, che le portino sui kart e che si dimentichino dell’idea che sia solo uno sport da maschi.”
DIA: Ma allora Tatiana si sente più una donna pilota o un pilota donna?
“Mi piacerebbe dire che non si sente la differenza, ma non starei dicendo la verità. E’ difficile trovare un squadra che voglia tenere una donna al suo interno, è difficile che ti rispettino nella stessa maniera di un qualsiasi altro pilota maschio, è difficile che ti ascoltino gli ingegneri nello stesso modo ma i tempi stanno cambiando ed un giorno potrò dire che sono un pilota, punto.”
Ci piace il modo di pensare di questa ragazza, la sua semplicità; ci piace poterla pensare un giorno in gara al volante di una Formula 1, senza distinzioni tra quello che è e quello che vorrebbe essere. Certe che avrà modo di rifarsi nel corso della stagione le facciamo un grande in bocca al lupo. Vai Tatiana, sei tutte noi.