MUDETEC: il Museo Lamborghini cambia veste
18.06.2019 - in

MUDETEC: il Museo Lamborghini cambia veste

Il Museo Lamborghini di Sant’Agata Bolognese si rinnova completamente e diventa MUDETEC, il Museo delle Tecnologie dove passato, presente e futuro sono collegate da un sottile fil rouge, che sembra abbracciare tutto quello che è esposto: il sogno di Ferruccio Lamborghini

“I wanted this car just for me, it was always a dream and must remain a dream”

“Volevo questa macchina solo per me, era da sempre un sogno e deve rimanere un sogno”. Questo quello che si respira quando si cammina sui due piani dell’esposizione, negli spazi dove viene raccontato il mondo Lamborghini attraverso le innovazioni che hanno rivoluzionato il mercato auto e le sperimentazioni che continuano ad essere fatte, sia nei materiali che, ad esempio, nell’aerodinamica.

Il Sogno di Ferruccio esposto al MUDETEC

Entrando si viene subito rapiti dai colori e dalle immagini della mostra “Future Shapers since 1963”, visitabile tutti i giorni fino al 31 ottobre 2019, che si sviluppa su una linea temporale suddivisa per decadi e che tocca tutti quei modelli che hanno rivoluzionato la loro epoca. Un viaggio che può essere fatto anche grazie alle installazioni, agli schermi touch, alle foto, ai video e ai bozzetti originali. Un percorso che inizia all’ingresso, dove si viene accolti dalla 350 GT, la prima auto sportiva di Ferruccio Lamborghini: un 3.5 l V12 da 280 cv e 250 km/h di velocità massima che andava da 0-100 in 6,8” di cui fecero 120 esemplari.

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Girando l’angolo c’è la Miura P400S, che porta la firma di Marcello Gandini,

l’Espada, che fu la prima sportiva a quattro posti e la Countach, che negli anni ’70 rivoluziona il settore per il suo motore longitudinale posteriore, il suo design futuristico e le portiere a forbice, diventate la “firma della Casa”. Continuando si trova la LM002, il primo fuoristrada Lamborghini, antesignano della Urus, e

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ancora la Diablo GT, la vettura di serie più veloce al mondo del periodo: era il 1999 e, con il suo V12 da 6 l e 575 cv, arrivava a toccare i 338 km/h.

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Non poteva mancare la mia preferita in assoluto: Sesto Elemento. Era il 2010 e fu fatta interamente in carbonio, materiale per il quale Automobili Lamborghini ha fatto notevoli passi avanti in ricerca e sviluppo.

 

Al centro della sala, le scale vi portano al piano superiore, dove l’esperienza continua con modelli come la Centenario, ma anche la Huracan di Lamborghini Squadra Corse che ha vinto la 24 Ore di Daytona l’anno scorso,

passando per le auto che rappresentano le innovazioni tecnologiche del Brand: il sistema ALA (Aerodinamica Lamborghini Attiva) con la Huracan Performante, il sistema LDVI (Lamborghini Dinamica Veicolo Integrata) con Aventador SVJ, Huracan Evo, ma anche Urus e la ibrida plug-in Asterion, la concept con un V10 da 5,2 l e tre motori elettrici, da 910 cv, capace di andare da 0-100 km/h in 3”, una velocità massima di 320 km/h e 50 km di autonomia elettrica.

Un viaggio nel tempo e nella tecnologia che si completa con tre angoli “magici”da non perdere assolutamente. Ad Personam, dove si può sognare che tipo di personalizzazione scegliere per la propria auto del Toro e sbizzarrirsi con le configurazioni disponibili nel Car Configurator.

La “Brain Room”: sembra di entrare nella sala degli specchi di Alice nel Paese delle Meraviglie e ci si immerge letteralmente in video, immagini e suoni che raccontano tutto il mondo Lamborghini.

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C’è poi l’ultimo angolo, con un enorme simulatore dove provare le Lambo in diversi circuiti.

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A proposito, c’è anche un altro angolino che vi consiglio…

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Naturalmente c’è anche la possibilità di visitare le linee di produzione sia della Urus che dell’Aventador e della Huracan, a patto che abbiate prenotato, per vedere come il sogno di qualcuno può concretamente diventare realtà.

Il Sogno che si respira nel Centro Stile: un team “Fast and Furious”

Che si tratti di un sogno si respira ovunque, anche nel centro Stile Lamborghini, il regno di Mitja Borkert, Head of Design Automobili Lamborghini, che apre la sua presentazione alla stampa, dal titolo “Dalla Miura alla Terzo Millennio”, dicendo che

“Siamo qui per continuare il sogno di Ferruccio Lamborghini”.

Il suo è un racconto appassionato che si snocciola lungo le forme dei modelli più iconici della casa che parte dalla Marzal del 1967. Seduto al tavolo da disegno, in pochi minuti realizza i bozzetti della Miura, della Countach e della Terzo Millennio, raccontando che la Countach è comunque la sua preferita e di come il suo sogno sia diventato realtà.

Lui è nato nella Germania dell’Est, la sua prima auto fu una Trabant e all’inizio degli anni ’80 disegnava auto ricalcando le foto della Lada che vedeva sui giornali. La prima auto che ha sognato è la Honda CRX, quella di Ayrton Senna, che è anche il suo mito. Poi, con la caduta del muro di Berlino gli si è aperto un mondo. Ha iniziato a lavorare in Porsche e, quando nel 2015, Walter da Silva gli ha detto “Mitja mi servi in Lamborghini” il suo sogno si realizza. Un sogno che oggi lo vede a capo del Centro Stile dove lavorano circa 40 persone che provengono da tutto il mondo, tra i 25 e i 45 anni, dove ci sono però solo 4 donne perché, spiega Mitjia, “proprio non ci sono donne che facciano questo lavoro“. Lui definisce il suo team: “Fast and Furious” perché “siamo piccoli ma abbiamo tantissimo lavoro e portiamo avanti almeno 20 progetti contemporaneamente”. Come quello che hanno ultimato l’anno scorso dove il Centro Stile ha collaborato con Lamborghini Squadra Corse per realizzare la SC18 Alston, la prima one-off realizzata dalla divisione motorsport della Casa del Toro in collaborazione con il cliente che, evidentemente, ha anche lui realizzato un sogno, anzi due: il nome di questa Lamborghini infatti è quello del figlio del proprietario!

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Sogni va bene ma sempre coi piedi per terra

Stefano Domenicali, Chairman e CEO di Automobili Lamborghini dice che il MUDETEC è “un Museo in evoluzione e ogni 3-4 mesi ci saranno iniziative diverse per cercare di mantenere il focus su un luogo che per noi ha un grande valore, che è Sant’Agata Bolognese” e aggiunge che “la formazione per noi è fondamentale. Le competenze del futuro sono necessarie per fare il passo evolutivo che serve a un Brand come Lamborghini. Però dobbiamo conoscere le tecnologie, quindi abbiamo già attivato dei programmi di collaborazione con le scuole a tutti i livelli sul nostro territorio. Questa è una cosa molto bella ed è una cosa che ci mantiene protagonisti nel voler essere diversi anche sotto questo profilo, rispetto agli altri. Dalla storia si deve prendere l’ispirazione per guardare avanti“.

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L’attività educativa di cui parla Domenicali si è sviluppata anche con due nuovi laboratori didattici dedicati agli studenti. Il primo si intitola “Impostazione veicolo ed ergonomia” ed approfondisce i temi relativi alla postura in auto, collegati alla dinamica, aerodinamica e sviluppo della struttura dei veicoli. In pratica un team di esperti parte dalla domanda: “guidare la macchina in modo ergonomicamente sbagliato, ha delle conseguenze sulla salute?” Per raccogliere dati su questo tema vengono applicati dei sensori sulle braccia e sul collo di chi guida, successivamente vengono analizzate le informazioni raccolte durante i test al simulatore e, dai risultati, si può capire come i sedili e tutta la posizione di guida possa essere resa ottimale per non avere impatti negativi su articolazione o postura. Nella dimostrazione a cui abbiamo assistito la “cavia” per raccogliere le informazioni era Giovanni Venturini, Factory Driver di Lamborghini Squadra Corse che, per l’occasione si è anche cimentato al simulatore in vista dei prossimi impegni con la squadra che lo porteranno a Misano a fine mese.

Il secondo laboratorio è dedicato al carbonio: “La fibra di carbonio e le sue tecnologie”. Carbonio, sesto elemento della tavola periodica: eterno. Sarà per questo che un diamante è per sempre, visto che è carbonio puro. C’è da pensare che anche le Lamborghini siano eterne, visto che la Casa di Sant’Agata Bolognese, all’interno degli stabilimenti ha ben due centri di sviluppo dei compositi, proprio perchè è un materiale strategico, sul quale ha anche diversi brevetti. Attilio Masini, Head of Composite Manufacturing Engineering,  Repair and Technologies, spiega che il carbonio è cruciale per le prestazioni e per ridurre il peso ma viene usato non solo per i telai ma anche per dare il “carbon look”, sia all’esterno che all’interno, grazie al carbonio flessibile che può sostituire la pelle o l’Alcantara. La prima volta che usarono il carbonio in Lamborghini fu nel 1983 con la Countach evoluzione: la monoscocca in CFRP, composta dallo chassis inferiore e dal tetto pesava complessivamente 90 kg. Masini racconta che ” tutte le scocche delle Aventador sono fatte in casa e, dal 2011 ad oggi ne sono state realizzate più di 9.000″ e continua spiegando che “oggi sono anche in grado di riparare questo materiale in caso di incidente”. Ma la ricerca e sviluppo su questo materiale non si ferma, anzi si allarga anche ad aspetti come il riciclo e la sostenibilità ambientale di questo materiale tanto prezioso.

 

Lamborghini è una storia di sogni diventati realtà e, visto che sognare è gratis, anche io, girando a Sant’Agata ho trovato il mio sogno…

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