
Roborace, a lavoro sulle auto del primo campionato a guida autonoma
Roborace è il primo Campionato al mondo di auto a guida autonoma e intelligenza artificiale. Nel marzo del 2016 è stato presentato il primo concept di Robocar: DevBot, e a distanza di tre anni il progetto continua. In occasione dei Motor1Days 2019 svolti all’autodromo di Modena, è stato svelato al pubblico DevBot 2.0, evoluzione del precedente prototipo.
Tre gli obiettivi di questo Campionato, che non vuole in alcun modo sostituirsi al motorsport tradizionale:
- sviluppare più velocemente la tecnologia della guida autonoma,
- presentare al pubblico questo sistema in modo da creare sempre più fiducia intorno all’Intelligenza Artificiale (AI)
- creare i talenti che possano favorire lo sviluppo di tutto il sistema.
Un circolo virtuoso di cui parla Bryan Balcombe – Chief Strategy Officer Roborace – che abbiamo incontrato in autodromo.
Piloti e intelligenza artificiale: non alternativi ma collaborativi
Il contrasto tra le supercar presenti in circuito e i prototipi della Roborace è netto ed è spontaneo chiedersi come sarà il futuro delle Ferrari, Lamborghini, Pagani, in un mondo dove l’intelligenza artificiale (AI) sarà ovunque, dalle case ai telefonini.
Bryan Balcombe ci spiega che in realtà l’AI potrà essere utilizzata in due modi: per migliorare l’esperienza di guida o per migliorare le mobilità. Due visioni opposte: l’auto per il piacere di guidare da un lato e la mobilità come servizio, con auto a guida autonoma, dall’altro. In entrambe l’AI può avere un ruolo importante. Balcombe fa un viaggio nel tempo e ipotizza un futuro in cui il proprietario di una Ferrari si trova all’interno della sua auto durante un trackday e l’AI gli spiega come massimizzare la performance della macchina: come impostare le curve, quando frenare e molto altro, come se ci fosse un istruttore virtuale con lui. Si tratta di un tipo di esperienza completamente nuova che può essere integrata nelle supercar in due modi: o con dei comandi vocali oppure con un altro format, basato su display con la realtà aumentata come nei videogiochi. Sembra fantascienza ma la Roborace con DevBot 2.0 può essere la piattaforma ideale per sviluppare questa tecnologia.
DevBot 2.0: questione di feeling, anzi di software
Elettriche, autonome e connesse: queste le auto che avranno a disposizione i team per la Roborace. Identiche per tutti, con due motori elettrici indipendenti sulle due ruote posteriori, una velocità massima di circa 220 km/h e un costo che si aggira intorno alle 750.000 sterline. Si tratta di vetture-laboratorio che possono essere guidate da un pilota oppure in modo autonomo in cui l’unica cosa diversa è il software, che diventa il vero e unico ambito su cui si gioca la competizione visto che l’hardware è identico per tutti, gomme comprese che sono prodotte da Michelin. Ogni team svilupperà software con algoritmi diversi grazie ai dati che di volta in volta vengono raccolti in pista. Ma la guida autonoma e l’AI ancora autonome non sono, quindi i primi giri in pista saranno sempre fatti da un pilota in carne ed ossa per prendere dei riferimenti e fare i settaggi necessari. Solo in un secondo momento l’auto viene lasciata da sola in pista, con il suo software che, a discrezione dei team, potrà essere più o meno aggressivo, anche se specialmente all’inizio vengono preferite interazioni sicure. E’ anche per questo che i sorpassi, a Modena, sono permessi solo in certi punti del circuito. Per portare in vita l’AI e per darle un tocco di personalità, sul lato dell’auto è stato posizionato un display con un’emoticon che esprime l’emozione dell’intelligenza artificiale della macchina nei diversi momenti in cui è in circuito e c’è anche un sound, che però non è proprio quello di un V12.
Roborace: due stagioni prima dell’inizio vero e proprio
Quella in corso è la stagione Alfa ed è concentrata sullo sviluppo dell’intelligenza Artificiale per portare il software ad un elevato livello di sicurezza. La prima gara si è disputata sul circuito di Monteblanco, in Andalusia. Il calendario è ancora in fase di definizione ma il prossimo appuntamento sarà all’inizio di giugno in Inghilterra. Il format delle gare sarà variabile e ci saranno competizioni tradizionali, accanto a cronoscalate, sfide nelle città e anche gare notturne. Del resto all’AI bisogna proprio spiegare tutto! I piloti infatti si possono adattare a differenti tipi di ambienti e di contesti molto velocemente e semplicemente, così come possono adattarsi a differenti tipi di auto. L’AI invece è più limitata, almeno al momento, ed è disegnata per funzioni specifiche e quindi ogni volta che cambia l’ambiente deve essere nuovamente “educata”.
Attualmente sono tre i team iscritti, due dei quali fanno capo alla Technical University of Munich, che coinvolge 7 studenti e all’Università di Pisa, con 13 studenti. L’altro team è Arrival, che ha anche vinto la prima gara. Nel 2020 si svolgerà la stagione Beta, prima di iniziare con il Campionato vero e proprio nel 2021. Nel frattempo Roborace sta sviluppando contatti con diversi produttori di auto interessati ad avvicinarsi a questo campionato che, come la Formula 1 e la Formula E può aiutare a trasferire più velocemente conoscenze e tecnologie nel mondo delle auto di produzione.
Gioco e realtà: non saranno più distinguibili
Come diceva George Bernard Shaw
“L’uomo non smette di giocare perché invecchia, ma invecchia perché smette di giocare”.
Ecco quindi che il team di Roborace pensa anche a mantenerci giovani, con formule di gioco innovative. Se nella Formula E c’è il fanboost per coinvolgere gli spettatori, in questo Campionato autonomo e connesso si può andare ben oltre e immaginare qualcosa di veramente unico: Balcombe fa ancora un volo pindarico e ci apre nuove prospettive. DevBot è una macchina connessa, capace di reagire e interagire con altre auto, anche virtuali, e può essere collegata anche a un simulatore in tempo reale. Come per incanto, si possono trovare in pista contemporaneamente auto virtuali e auto reali. Le auto virtuali sono guidate al simulatore da giocatori di esport o dai fans, mentre in pista ci sono quelle a guida autonoma: possono sfidarsi correndo insieme e, chi guarda la televisione vede entrambe. Sembra quasi di guardare un film di fantascienza distopico come Ready Player One. Lì Steven Spielberg immaginava che le persone, per sfuggire al degrado delle loro città, si immergono nel mondo virtuale e vivono vite parallele, fintanto che un ragazzo illuminato ristabilisce l’equilibrio e decode di chiudere il videogioco due volte a settimana, per fare in modo che le persone possano trascorrere più tempo insieme, nel mondo reale. Speriamo di non arrivare a tanto.