Auto che amano le donne
Quando si parla di vita o di morte non dovrebbero esserci differenze di genere. Purtroppo la realtà è diversa e Volvo porta alla ribalta la questione della sicurezza in auto, che è sessista. Per farlo ha organizzato un dibattito, al Volvo Studio Milano dal titolo “Auto che amano le donne”, in cui si è parlato proprio di una nuova visione della sicurezza, anche al femminile. A confrontarsi sul tema insieme a me c’erano Prisca Taruffi, che ha portato la sua pluriennale esperienza di pilota ma anche di insegnante nei corsi di guida in pista, Chiara Angeli per Volvo Italia, la professoressa Prandstraller, Lecturer in Bocconi, che ha moderato l’incontro in cui l’unico uomo, in netta minoranza, è stato l’attore Paolo Ruffini, al quale abbiamo sicuramente offerto qualche spunto ironico da portare nella nuova edizione di Colorado Cafè. Il pubblico era composto da studenti dell’Università Bocconi, perché prima di tutto, la sicurezza è un fatto culturale e bisogna parlare con i giovani per sviluppare sensibilità e attenzione a questo tema.
Le donne vengono da Venere e gli uomini da Marte
Che uomini e donne siano fisicamente diversi non è una scoperta, ma queste differenze hanno una portata molto più ampia rispetto a quello che si pensa. In un libro dal titolo “Invisible Women: exposing data bias in a world designed for men” scritto da Caroline Criado Perez, si trovano esempi che fanno sorridere, ma lasciano l’amaro in bocca. Avete presente la leggenda metropolitana che le donne in ufficio hanno sempre più freddo degli uomini? Bene non è una leggenda e neanche un capriccio, ma è riconducibile al fatto che la regolazione della temperatura standard, che risale agli anni ’60, veniva fatta sulla base del sentire degli uomini, visto che le donne negli uffici erano pochissime. Il metabolismo tra uomini e donne non è lo stesso e fa percepire diversamente la temperatura che, per le donne, arriva ad essere fino a cinque gradi inferiore rispetto a quella che sentono gli uomini. Oggi in tanti uffici è ancora così. E ancora: le donne poliziotto hanno usato per anni giubbotti antiproiettile creati per gli uomini, con tutte le difficoltà fisiche di indossare qualcosa che le opprimeva, impediva di respirare e poteva avere conseguenze fisiche, anche gravi. Ma anche il fatto che gli smartphone sono dimensionati per adattarsi perfettamente alle mani più grandi degli uomini rispetto a quelle delle donne. E che dire del fatto che, nei primi device che monitorano le attività fisiche o nelle app legate alla salute si può controllare qualunque cosa, ma non era previsto il calendario dei 28 giorni per tenere conto del ciclo femminile.
Linda e Lotta: due donne per la sicurezza in auto
Questi e molti altri esempi sono solo la punta di un iceberg di cui si parla poco perché molto scomodo, specialmente quando si tocca una sfera come quella della sicurezza in auto. E qui entra in scena Volvo, che ha denunciato il fatto che i crash test automobilistici sono ancora basati su manichini anatomici maschili. Ma le donne, rispetto agli uomini hanno differenze di muscolatura, di conformazione ossea e anche di grandezza che le portano ad occupare il posto guida in modo diverso. Ecco quindi che, in caso di incidente hanno il 47% di probabilità in più di riportare lesioni gravi, il 71% di riportare lesioni lievi e il 17% di avere incidenti mortali. Volvo ha iniziato i test con manichini femminili nel 1995, con l’unico modello femminile disponibile, sviluppando nel 2001 una versione specifica per lo studio degli impatti laterali. Nel 2001 ha poi creato Linda, il primo dummy virtuale di donna incinta. Dietro Linda c’è Lotta Jakobsson, ingengnere responsabile della sicurezza in Volvo, e il suo team. Secondo me non è un caso che dietro Linda ci sia una donna. Del resto in un’industria dominata dagli uomini le esigenze delle donne non sono rappresentate e non viene considerata la loro prospettiva. Forse avere qualche donna in più aiuterebbe in questo processo.
Cosa cercano le donne quando si parla di sicurezza in auto?
Le donne “sentono” diversamente anche la sicurezza in auto. In base alla mia esperienza, una donna preferisce guidare più in alto, in una posizione che le permetta di avere una maggiore visibilità e dominare la strada, le piace avere uno sterzo comunicativo e un sedile avvolgente. Naturalmente apprezza i sistemi di assistenza alla guida, in particolare io non voglio più rinunciare all’Adaptive Cruise Control e neanche agli abbaglianti adattivi.
Poi però noi donne siamo le stesse che, quando incinta, nonostante si sia dimostrato che la cintura di sicurezza aiuti a proteggere il feto e non il contrario, se si ha il certificato medico, si può guidare senza cintura di sicurezza. Una leggerezza non da poco considerando che gli incidenti in auto sono la prima causa di morte di un feto, legata ai traumi materni. In un dibattito organizzato sempre al Volvo Studio Milano in occasione della presentazione del progetto E.V.A, la Dottoressa Simonetta Lo Brutto, primo Dirigente della Polizia di Stato ha definito “un paradosso” questa situazione.
Volvo, proprio con il progetto E.V.A., ha deciso di condividere tutti i dati che ha raccolto studiando più di 44.000 incidenti nel corso degli ultimi quarant’anni e speriamo che tutte le case automobilistiche li usino, anche per approfondire le differenti esigenze di sicurezza di uomini e donne. Michele Crisci, in occasione della presentazione del progetto, dice che “Volvo fa della responsabilità sociale una bandiera ancora più importante della sicurezza e, mettere a disposizione dell’industria questi dati, significa condividere che, per noi, è più importante del vantaggio economico”.
Speriamo sia un inizio.