E’ giusto avere sistemi di sicurezza “invadenti” in auto?
03.04.2019 - in

E’ giusto avere sistemi di sicurezza “invadenti” in auto?

A volte bisogna iniziare a fare cose provocatorie per attirare l’attenzione. E’ quello che ha fatto Volvo, abbassando il limite di velocità delle proprie auto a 180 km/h a partire dal 2020.

La velocità è responsabile di un terzo degli incidenti mortali

Forse questo non servirà per azzerare gli incidenti gravi o mortali, ma è un inizio. Del resto i numeri sono enormi: nel 2017 nel mondo hanno perso la vita a causa degli incidenti stradali 1,3 milioni di persone di cui 35.000 in Europa. Praticamente circa 2 persone al minuto. Una recente ricerca dell’Etsc (Istituto europeo per la sicurezza dei trasporti) ha messo in evidenza che la velocità è responsabile di un terzo degli incidenti mortali e segnala che il 55% dei decessi su strada in tutte l’UE si verificano su strade che in Italia verrebbero classificate come provinciali. Alcuni studi affermano che ridurre il limite di velocità, anche di pochi chilometri orari, servirebbe per salvare più di 2.000 vite all’anno.

Le altre due cause: distrazione e alterazione

Ma non è tutto. Il 94% degli incidenti stradali dipende da errori umani. Ecco che, insieme alla velocità, le altre due cause principali degli incidenti sono la distrazione e l’alterazione. Visto che gli uomini sono indisciplinati bisogna quindi agire direttamente sul loro comportamento. Per questo, dal 2020, tutti i modelli Volvo avranno telecamere che controlleranno il guidatore e, se necessario, attiveranno sistemi che possono arrivare a sostituirsi all’uomo, rallentando e parcheggiando l’auto.

E’ giusto che i costruttori installino tecnologie così invadenti?

Io in un primo momento ero scettica ma, pensandoci meglio, ho cambiato radicalmente idea. Nel mondo ci sono più donne patentate di quanti non siano gli uomini, che però fanno più chilometri all’anno. Ma quante di queste persone sono effettivamente interessate alla guida? Non è forse vero che tanti (forse la maggior parte) guidano per necessità e non per piacere? Questi sono gli stessi che si mettono al volante con poca attenzione e diventano un pericolo per sé e per gli altri. Secondo me, per aumentare la sicurezza in auto, sarebbe importante anche che, chi guida, sia capace di “sentire” di più l’auto, di gestire il sovra/sottosterzo, di capire quale sia effettivamente lo spazio di frenata, sapere cos’è e cosa fare in caso di aquaplaning, tutte cose che si imparano in corsi di guida sicura e in pista. Credo che l’esame della patente dovrebbe avere anche questa parte. Ma, visto che non a tutti interessa imparare a capire la propria auto per essere più sicuro, allora che queste persone non guidino più. Prima dell’auto c’era il cavallo, ma oggi mica tutti vorremmo fare equitazione! Per tutti quelli che non sono interessati spero arrivi presto la guida autonoma, perchè solo in questo modo si otterrà maggiore sicurezza. Quando il bene collettivo che si vuole perseguire è così importante come l’aumento della sicurezza, allora penso che sia giusto sacrificare un pezzo della propria autonomia e indipendenza. Per tutti quelli che invece amano guidare, come me, beh che continuino nei posti giusti, in pista, sui passi alpini, in strade non trafficate. In occasione di una serata in cui si è parlato di sicurezza al femminile io e Prisca Taruffi ci siamo date proprio appuntamento in pista e io sono completamente d’accordo con le sue parole:

“Non c’è bisogno di sfrecciare a 200 all’ora per provare l’emozione della guida. Non confondete la scarica adrenalinica e il piacere di una guida sicura e disinvolta con la sensazione estrema di essere sempre più vicini al limite. Sono due cose diverse da fare in due momenti e due situazioni opposte. La prima avviene quotidianamente nel vostro ambito di vita professionale e familiare. Per la seconda si va in pista…”

 

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